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Visualizzazione dei post da dicembre, 2013

Paese Natale

Non si sa bene ma credo ci sia una forza nel Natale, una forza che sprigiona un'atmosfera quasi fatata. I focolari accesi, cuori dei camini fumanti, danno caldo e compagnia alla famiglia e anche a chi una famiglia non ce l’ha. C'è il vecchietto che vagabondo s'aggira per le stradine del centro storico, intento a incontrare un amico con il quale scambiare due chiacchiere. L'atmosfera natalizia, per certi versi, ha una "nascosta tranquillità" se pensiamo al daffare che ogni persona si porta sulle spalle: preparativi, regali, cadeau , svariate sfumature di shopping, insomma ogni cosa possa compiacere l'altro a ricevere qualcosa in forma di dono. Non voglio teorizzare il Natale, renderlo retorico, infantile, oppure banale, ma ritengo che dietro a questo momento si apra un atteggiamento di solidarietà involontario, dettato dalle regole dell'empatia. Il calore del dialetto come colloquio, come codice per comunicare. Diceva Pirandello: " La parola del

L'importanza di chiamarsi stile

Spesso si dice “vedo un film per passare il tempo”. Vero, ma il più delle volte scegliamo di vedere quello più banale, quello d’intrattenimento, la commedia o il demenziale. Il film ha meno potere di un libro se non ha narrazione, se non ha azione oppure se non ha stile . Il tutto è mosso da quest’ultimo aspetto. In gran parte lo stile contraddistingue, identifica, genera una personalità. È noto che dopo aver visto un film western, ad esempio “Per un dollaro in più” o “Il buono, il brutto, il cattivo”, ci si senta coinvolti dalle caratteristiche, dallo stile di quel personaggio, dalle sue frasi. Personaggio che coinvolge perché diseducativo, al di fuori degli schemi della morale. Clint Eastwood per esempio nei western di Leone potrebbe essere la fine per qualsiasi fumatore che si rispetti; perché quella caratteristica di girarsi e rigirarsi continuamente quel mozzicone da un’estremità all'altra delle labbra, insieme a quel broncio tipico dell’uomo rude che non deve chiedere mai,