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Visualizzazione dei post da aprile, 2009

FRANKLYN NERO COME LA NOIA

È bello sapere che ci si può mettere in gioco facendo un film utilizzando lo scenario post-apocalittico e legarlo poi con una storia ambientata ai giorni nostri. Londra ai giorni nostri e Meanwhile City , una città gotica in uno scenario futuristico. Sono questi i due "mondi" in cui domina il buio. Nella prima vicenda un buio legato all'anima, alla possibilità di crearsi una vita, alla depressione. Nell'altra, invece, c'è il buio di un mondo senza regole occultato dal potere religioso e dall'oppressione del moralismo. Il regista Gerald McMordow è al suo primo lavoro, ma francamente non convince. È fin troppo cupo, e le scene sono in gran parte descritte da una voce fuori campo, che più volte prende il sopravvento, annoiando notevolmente. Dopo già quasi mezz'ora di film si inizia a guardare il cellulare e a grattarsi i capelli. Insomma, il miscuglio di rendere due storie parallele, sarà forse di interesse sulla carta scritta, meno che sullo schermo, perché

ANCORA RAZZISMO: CORI A BALOTELLI

Se ci furono manifestazioni di "buuu" razzisti in partite scorse ed in anni passati, ritornano ancora una volta nel fatidico match di Juventus-Inter di Sabato 18 Aprile. Balotelli segna un gol su assist di Muntari e scoppia il putiferio. Oltre ai "buuu" anche cori che inneggiavano al disprezzo verso la razza nera. Una partita senza tifosi, a porte chiuse. È questa la punizione inflitta alla Juventus dal giudice sportivo, Gianpaolo Tosel. Juve che non ha dato prestazioni ottimali in questo campionato, frutto di incostanze mostrate durante le ultime partite, vedi la partita col Chievo, vedi quella col Genoa, che adesso la portano a pari punti con il Milan. Ora si aggiunge anche questa delicata questione del razzismo che ritorna. Anche la tifoseria interista nel match Messina-Inter inveì contrò Zoro e lì ci fu la stessa decisione da parte del giudice: partita a porte chiuse. Una corrente quella razzista che trova spazio nelle ire funeste dei tifosi di tutte le squadre

GRANDE FRATELLO 2009: VINCE FERDI

Un ragazzo rom di 22 anni si aggiudica i 300 mila euro di questo Grande Fratello. La storia di Ferdi è una storia commovente fatta di disgrazie e di abbandoni. All'età di otto anni era stato abbandonato dalla madre, che lui ha rivisto solo in un video mandato in onda durante una puntata del reality. È stato oggetto delle ire di Gianluca, nelle ultime puntate, il napoletano dall'inglese maccheronico, che per difendere la propria posizione gli attribuì a Ferdi la colpa di essere stato avvantaggiato dalla sua triste storia di vita. Insomma, questo Grande Fratello anche se discusso in quanto manifestazione di un audience che vuole stare lontano dalle problematiche reali, comunque sia ha fatto e fa discutere. Ferdi è l'esempio di una persona che è andata fino in fondo ed ha vinto il Grande Fratello con la consapevolezza che anche da soli si può arrivare a toccare la vetta. Un ragazzo arrivato con il gommone insieme ad altri suoi connazionali, pieno di sogni ed aspettative è rius

IL "CHE" C'È

La prima parte del film di Soderbergh ripercorre la vita del noto rivoluzionario. La pellicola, nonostante, sia tracciata da un iter storico e documentaristico mostra subito interesse. Il minimalismo delle scene e le musiche che il regista sceglie, lo rendono affascinante. L'uso del bianco e nero riprende la corsa del medico rivoluzionario verso quel memorabile discorso alle Nazioni Unite. Sull'interpretazione di Benicio del Toro non c'è proprio niente da dire, in quanto si spersonalizza proprio entrando sia dal punto di vista teatrale che da quello fisico nel corpo del "Che". Soderbergh tende a darci una visione oggettiva di tutto quello che accade. Le ambientazioni rispecchiano tale e quale le caratteristiche architettoniche ed i colori caldi dell'America latina. La forza dei personaggi prende l'attenzione dello spettatore. Ad un certo punto diventa una sorta di lezione audiovisiva su quello che accadde nella "Siera" ma anche tutto quello

L'INDIMENTICABILE ICONA DI UN MEDICO RIBELLE

Il «Che» è vivo. E anche i critici che hanno retto la maratona del doppio film di Steven Soderbergh (quattro ore e mezza) grazie al vezzoso cestino offerto nell'intervallo dalla produzione. Un record che conquista un posto d'onore nell'album dei ricordi festivalieri, ma non si specchia, purtroppo, in un omologo evento cinematografico. I punti a favore dell'ambiziosa saga non mancherebbero: Benicio Del Toro , che ne è anche produttore, è veramente impressionante per come s'incarna con accuratezza mimetica nell'ex dottore argentino, ma anche gli attori alle prese con personaggi come Fidel ( Demiàn Bichir ), Raul ( Rodrigo Santoro ) o Cienfuegos ( Santiago Cabrera ) onorano il ruolo senza ricorrere a patetiche pantomime; la scelta di girare entrambe le parti in spagnolo indica la serietà e la devozione con le quali il regista americano s'è dedicato all'impresa; le ambientazioni (Spagna, Portorico e Messico) sono perfettamente ricalcate su quelle originali

"ABRUZZO ANNO ZERO" di Enrico Ignone

Un velo di polvere si alza, trasportato dal vento. Si posa sui visi fermi della gente. Perché la paura è ferma, è silenziosamente dolorosa. Strade ormai che hanno perso il proprio nome, poiché quel diabolico tremore si è portato via con sè tutto, l'intera identità di tanti paesi, le case, gli oggetti, tutto, ma ancor di più i sogni della gente; quelle persone che hanno lavorato, faticato e sudato ogni giorno per pagare dignitosamente le tasse; per pagare un mutuo casa; per vivere la famiglia intensamente. Ora tutta questa gente si trova in una tenda a pensare con le lagrime agli occhi, che tutto quello che avevano, che poi infondo non era tutto, ma quello che ogni persona vuole e cioè la tranquillità in casa, guardare la tv, scherzare, piangere, mangiare e dormire. Ora per loro tutto questo è un sogno, un ricordo di una vita, spazzata in poco più di quindici secondi. Vorrei prendere in adozione una frase letta sul quotidiano la "Repubblica" tratta da un commovente articol

VIOLENTISSIMO TERREMOTO IN ABRUZZO

Un violento terremoto, 5,8 della scala Richter si è verificato alle 3:30 di questa mattina nel territorio dell'Aquila. Il numero delle vittime è fino adesso quasi 50 ( le fonti non sono ancora del tutto certe ); migliaia di sfollati migrano in zone più sicure. Case distrutte e strade dissestate. Le zone più colpite sono l'Aquila, ma anche i paesi limitrofi: Castelnuovo, Paganica e altri paesi dell'Abruzzo. La Protezione Civile e i Vigili del Fuoco sono giunti sul posto a scavare, dove tutt'ora continuano a trovare feriti e anche ulteriori deceduti; la gente sfollata verrà messa in campi e in tende di sicurezza, dove ci sarà spazio anche per i pazienti di alcuni ospedali che sono stati sgomberati per garantire la sicurezza degli stessi. La situazione è drammatica. L'Aquila è inoltre un importante polo universitario, infatti è stata colpita una Casa dello Studente che è crollata, seppellendo parecchi studenti. I bilanci sono drammatici, si parla di una delle catastrof

FIORELLO TOCCATO DALL'EMOZIONE

Fiorello preso dall'emozione o comunque da stanchezza conclude il suo show in anticipo. «Scusatemi, ci sono serate in cui uno sente che le cose non vanno per il verso giusto. Mi dispiace ma preferisco finire qua», ha detto in proscenio, smessi gli abiti di scena, in maglietta nera. "Scusate, ha vinto l'emozione", si giustificherà poi con i giornalisti. Un giallo ha attraversato ieri la registrazione del Fiorello Show che stasera battezzerà la nascita di SkyUno. Dal palco del Palatenda di Roma, lo showman è apparso sottotono, in "serata no", visibilmente affaticato, per di più chiudendo lo spettacolo dieci minuti prima; ha lasciato la platea senza applausi con il pubblico deluso. Molti del pubblico credevano si trattasse di una gag, in realtà Fiorello era caduto nelle grinfie dell'ansia. Può sembrare strano che a un professionista accada una cosa simile ma, in fin dei conti, si tratta sempre di un uomo con le sue paure e debolezze. Forse è la paura per la

BERLUSCONI AL G8: ALTRI DUE ANNI DI CRISI, NEL 2010 20 MLN DI POSTI DI LAVORO IN MENO...

(Agi) - L'economia mondiale e quella italiana dovranno affrontare "ancora almeno due anni, due anni e mezzo di difficolta'", a seguito della crisi. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi , ribadendo che "la crisi sara' piu' o meno lunga a seconda se riusciremo a vincere o meno la paura". Durante la conferenza stampa finale del G8 sul lavoro, il premier ha ripetuto che "il Governo comunque ha fatto tutto quello che doveva fare in una situazione in cui nessuno ha la ricetta per uscire dalla crisi". "Non sono spaventato e l'ho detto anche al ministro dell'Economia se dovessimo sfondare il tetto del deficit e del debito per affrontare spese importanti" per fronteggiare la crisi, "lo faremo" ha aggiunto il premier I numeri sull'occupazione "sono preoccupanti e le previsioni negative" ha detto ancora il Cavaliere Berlusconi , sottolineando che "ci saranno, secondo le previsioni,