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Visualizzazione dei post da ottobre, 2012

Mamma mia Stone ma che combini? |Le Belve|

Trova le differenze con l'altro poster :D   Allora, per prima cosa togliamoci un sassolino dalla scarpa. Un giudizio a pelle, ovviamente dopo averlo visto; Le Belve di Stone, di Oliver Stone, è un brutto film. Ci manca tantissimo quel genio di "Nato il 4 Luglio", "JFK" e pure "Alexander" perché no. Sappiamo che Stone dirige in maniera testosteronica, ma il problema è che non ha capito che il pulp non gli riesce proprio. Cioè è un suo limite. Sembra ieri quando mise in piedi quel capolavoro di "Wall Street" uno dei pochi cult riusciti nella storia, che parlano male della crudeltà e dell'avidità del ricco. Che c'è che non va in questo film? Che non c'è una storia. Due amici Chon e Ben, uno exmilitare in Afghanistan e l'altro laureato in botanica e pure in marketing, che non c'ha nemmeno trentatre anni, cazzo Stone certo che è proprio un genio questo personaggio, negli U.S.A? dove le rette dell'università ti spogl

Racconto: Sandeman. L'ombra della ribellione

Luci fioche nelle stradine strette strette disegnano le vie come fossero canali di un fiume sgombro; tra queste si aggira un uomo alto. Indossa un paletot marinaresco lungo sino alle caviglie, che lascia intravedere gli stivali di pelle nera lucidi. La visiera dell'ampio galero gli cela il volto, nascondendone le forme del viso. È passato da un'osteria lì vicino a prendere un punch che ancora non ha deglutito del tutto. Fa freddo per le strade della città e, lui si riscalda sorseggiando lentamente la calda bevanda alcolica. Il fiato esce dalle narici spinto dal respiro pesante e lento; esce fuori in fase d'aspirazione neanche fosse la candela d'una locomotiva a vapore. Cammina dritto col petto in fuori, fiero di sé. Il vento s'imbizzarrisce all'improvviso, ma la sua camminata non si scompone; solo l'impermeabile nero come la pece, si apre dalla parte non abbottonata, colpa del vento; così prende i lembi di tessuto e li aggancia all'ultimo bottone del

TED. L'orsacchiotto che c'è in ognuno di noi

Ted è una carrellata di schetch comici e mai demenziali che ci spiegano come crescere e diventare grandi. Sì perché Ted rappresenta l'infanzia, l'approccio con la nostra parte più infantile, il bambino che c'è in noi, insomma, l'orsacchiotto di peluche che tiene compagnia al pargolo paffutello per capirci. Solo che quel geniaccio di Seth McFarlane (doppiatore di Peter Griffin) creatore dell'oramai serie nota in tutto il mondo, I Griffin, ha pensato bene di trasformarti questo orsacchiottone in un Peter Griffin. Tutto comincia nei lontani anni 80 quando un bambino di Boston dalla sua stanza abbracciato al suo tenero orsacchiotto Ted, esprime un desiderio, che è quello che Ted diventasse suo amico, ma che soprattutto parlasse. Et voilà, dalla mattina seguente questo orsacchiotto di peluche comincia a disquisire su tutto. La cosa bella del regista è che riesce a far crescere Ted col personaggio interpretato da Mark Wahlberg, che oltre a saper fare i ruoli d'a

Blog autoreferenziali e non

È un periodo in cui le penne "troppo libere" non se la passano bene. Alcune troppo libere di dire menzogne e fandonie. Poi, però scopri che quest'atteggiamento non ce l'ha solo chi scrive per giornali o importanti quotidiani, ma ce l'hanno anche quelli che hanno deciso di aprire un blog. Abbiamo parlato molto dell'uso del blog, della sua natura, che può fornire informazione di diverso genere, per i più impegnati, ma può anche far parlare di sé, i cosiddetti blog autoreferenzialisti, che vale per i vip o per chi ha già un nome. Voglio spendere due paroline per i blog DIARIO della gente comune. Il diario fa parte della sfera personale e lo devi usare per te stessa/o. Se cominci a parlarmi del tuo cane, delle crocchette che gli dai, del perché senti una forte avversione nei confronti di una persona ( il parlar di dietro ), del fatto che spolveri i mobili, non creerai materia di discussione. Diveneterai tu stessa persona avversa, persona evitabile, poiché sbatti

Il Dittatore e la derisione democratica

Metti Gheddafi e Kim Jong Il (il cui film è satiricamente dedicato) insieme ed ecco che fai un Dittatore.  Il Dittatore di Larry Charles non è un semplice film comico, ma è un film che ridendo e strappando risate dalle gag demenziali del comico Baron Cohen ci fa riflettere sulle dinamiche internazionali. Questo regista ritorna dopo Borat, grande capolavoro comico, che ha reso noto sia Sacha Baron Cohen, ma soprattutto ha reso nota questa comicità politicamente scorretta, che trasuda maleducazione, blasfemia, anticonvenzionalità e rifiuto dei costrutti sociali da ogni dove. Larry Charles si vede che viene dal mondo della televisione, nella quale ha fatto tanta gavetta e ci mette anche tanto Mel Brooks. Però, in questa parodia ci lascia quasi disincantati nel vedere un dittatore arabo (dalla lunga barba islamica, tipo Bin Laden), che ammazza chiunque lo contraddica, con un solo gesto della mano, tipo il "caputtu" di "Johnny Stecchino". Il dittatore che arriva in