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Visualizzazione dei post da maggio, 2008

PREMIO DELLA GIURIA: IL DIVO E GOMORRA

Trionfa il cinema italiano, da tempo nell'oblio delle idee. Finalmente due film che hanno scosso le coscienze all'interno della croisette. Grand Prix a Gomorra di Matteo Garrone e Premio Giuria a il Divo di Paolo Sorrentino già conosciuto per le precedenti edizioni con L'amico di famiglia e Le Conseguenze dell'amore . Il premio della giuria, che ha come presidente il grande attore-regista Sean Penn, ci ha onorati come grande cinema di fronte a tutta l'Europa e al mondo intero, considerando che in gara c'erano film del calibro di Che di Steven Soderbergh, ma anche il nuovo film attesissimo di Clint Eastwood Exchange che racconta la storia di una donna a cui viene rapito il proprio figlio... e tanti ancora. Rammarico ma poco per non aver vinto la palma d'oro che è andata al francese "Entre les murs" di Laurent Cantet. Miglior attore e qui credo siamo tutti d'accordo a Benicio del Toro in Che di Soderbergh. Miglior attrice invece va a Sandra Co

La Gomorra di Napoli

Una rappresentazione realistica e cruda quella di Matteo Garrone nel film Gomorra, tratto dall'omonimo romanzo di Roberto Saviano. Un film sconvolgente che si ispira ad alcune storie raccontate nel libro-inchiesta. Storie maledette di adolescenti che imitano le scene cult di Scarface, impugnando pistole vere. Ragazzi che non riescono a distinguere la realtà dalla finzione, sognando la vita del boss che ottiene il guadagno facile uccidendo e rapinando. Garrone è magistrale, oggettivo e quasi documentaristico, riesce a dare corpo e forza alla pellicola grazie alla gran parte delle scene che sono state girate a telecamera a mano. Bravo soprattutto nel rappresentare i caratteri dei personaggi che non sono portati ad eroi, quindi idolatrizzati nel loro istinto più criminale, ma condannati in quello sporco sistema che è la camorra. Anche l'episodio che vede Toni Servillo è di un certo spessore stilistico, dove ci viene raccontata la vicenda di un uomo che acquista i rifiuti dal nord

Il Divo Paolo Sorrentino

Paolo Sorrentino visionario e controverso regista napoletano, torna dopo il chiacchierato L'Amico di Famiglia con un nuovo film, una meta-biopic, un film politically incorrect che racconta le vicende del Senatore Giulio Andreotti, interpretato da Toni Servillo che ha dovuto subire più di tre ore di trucco e altre tre di strucco. Il Divo uno dei tanti nomi che gli sono stati attribuiti allo storico senatore, diventa finalmente un film. La scelta secondo quanto afferma Sorrentino sta nel fatto di raccontare le imprese di un uomo che fermo, immobile, riesce con sguardi e aneddoti a cambiare gli eventi. L'immobilità come sempre da lui raccontata nelle Conseguenze dell'Amore , torna questa volta nella rappresentazione di un personaggio noto, potente ed intoccabile come Giulio Andreotti. Se il Titta De Girolamo delle Conseguenze era la manifestazione dell'uomo apatico, che veniva mosso da una piaga come la mafia, anche con il Divo la mafia è propensione della società contrad

Topo Boy

Camminavamo indisturbati per le strade del quartiere San Lorenzo a Roma. Erano le dieci di sera. Faceva molto caldo. Io portavo una maglietta a maniche corte e mio fratello un giubbino di stoffa estivo. Stavamo chiacchierando del più e del meno, stavamo parlando di nostro padre e del suo intervento all'orecchio. C'era un aria afosa. Tanté che toccando la fronte sentivi quel calore che si tramutava in un sudore fastidioso misto a gel. Ci trovavamo davanti da Ferrazza un noto wine bar del quartiere. La gente era tanta, perlopiù ragazzi intorno ai venti e trent'anni. L'atmosfera sembrava quella del bronx, le pareti dei palazzi popolari erano contornati da graffiti, scritte e firme di tutti i generi, ma la cosa che più mi colpì erano le scritte contro il Duce, del tipo: "Abbasso il Duce", oppure, "Duce merda", "Viva l'Anarchia"... e quant'altro fosse legato ad un ideologia antifascista, sinistroide e molto reazionaria pro centri sociali