Una rappresentazione realistica e cruda quella di Matteo Garrone nel film Gomorra, tratto dall'omonimo romanzo di Roberto Saviano.
Un film sconvolgente che si ispira ad alcune storie raccontate nel libro-inchiesta. Storie maledette di adolescenti che imitano le scene cult di Scarface, impugnando pistole vere. Ragazzi che non riescono a distinguere la realtà dalla finzione, sognando la vita del boss che ottiene il guadagno facile uccidendo e rapinando.
Garrone è magistrale, oggettivo e quasi documentaristico, riesce a dare corpo e forza alla pellicola grazie alla gran parte delle scene che sono state girate a telecamera a mano. Bravo soprattutto nel rappresentare i caratteri dei personaggi che non sono portati ad eroi, quindi idolatrizzati nel loro istinto più criminale, ma condannati in quello sporco sistema che è la camorra. Anche l'episodio che vede Toni Servillo è di un certo spessore stilistico, dove ci viene raccontata la vicenda di un uomo che acquista i rifiuti dal nord Italia per portarli, quindi aggregarli abusivamente in discariche dimenticate. La storia del sarto che falsa i grandi abiti di gala, marchiati dai grandi stilisti. La vicenda di un bambino che vede la camorra come futuro ed è pronto a lavorare per loro. E infine la vicenda di un contabile della camorra che è costretto a pagare le famiglie che la servono. Una fiction nella non fiction, che diventa visione cruda e reale del mondo partenopeo, senza che venga tralasciata alcuna imperfezione di quel mondo degenerato.
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