Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da marzo, 2021

Il Processo ai Chicago 7: i sette samurai della libertà

È difficile che Netflix ci offra prodotti di qualità, però certe volte ci regala qualche perla, come Il Processo ai Chicago 7; scritto e diretto da Aaron Sorkin, il top degli sceneggiatori d’America, che ha firmato lo script di The Social Network e ha creato serie tv come The Newsroom. Siamo nel settembre del 1969 e “i sette” sono i seguenti: Tom Hayden (Eddie Redmayne), Jerry Rubin (Jeremy Strong), Rennie Davis (Alex Sharp), David Dellinger (John Carroll Lynch) Abbie Hoffman (Sacha Baron Cohen, qui nomination come miglior attore non protagonista), John Froines (Danny Flaherty) e Lee Weiner (Noah Robbins). Poi, in aggiunta al processo, il cofondatore delle Pantere Nere, Bobby Seale (Yahya Abdul – Mateen). Sono accusati di cospirazione e di aver provocato rivolte e tumulti alla convention nazionale democratica, dell’anno prima. La difesa “dei 7” è guidata dall’avvocato William Kunstler (Mark Rylance); mentre l’accusa, dal giovane legale Schultz (Joseph Gordon-Levitt), un uomo di sani pr

Elzevirista videt: Fino all'ultimo indizio, dove il detective non ne azzecca una

Il brutto è oggettivo, è una qualità insita nelle cose, si manifesta quando certi canoni non sono rispettati o quando si verifica una sproporzione nelle parti che compongono un’opera. Fino all’ultimo indizio (2021) parte male, anzi malissimo, già dal titolo che è stato scelto dai nostri distributori/traduttori, che, a quanto pare, non vedono i film prima d’intitolarli. The Little Things : in lingua italiana Le Piccole Cose , non avrebbe calzato come titolo? In una scena vi è anche un riferimento; il protagonista Joe “Deke” Deacon (Denzel Washington), riferendosi ai colpevoli, dice: “sono le piccole cose che ti fanno beccare”. Fino all’ultimo indizio, forse, ce l’ha un valore aggiunto ed è appunto Denzel Washington, classe 1954; grande interprete, dalla presenza impeccabile. Gli basta apparire: i suoi modi di guardare, la camminata dall’andatura dinoccolata sono caratteristiche uniche che aggiustano anche un film malriuscito. Il regista John Lee Hancock è un cineasta discreto, che si è

Bridgerton e la rincorsa all'alta società

Bridgerton è una serie ambientata a Londra, nei primordi dell'ottocento. È ispirata ai romanzi rosa di Julia Quinn, anche se di rosa ha poco e niente. La serie segue le vicende di Daphne Bridgerton (Phoebe Dynevor) e della sua famiglia. La ragazza, tutta sogni e speranze, è nella continua e tribolante attesa di trovare un marito, non un marito qualunque, ma un buon partito, possibilmente ricco e aristocratico. Siccome la concorrenza è feroce (quanto spietata), la novizia gentildonna intraprende un accordo con Simon Basset, Duca di Hastings (Regé-Jean Page), per fingere un corteggiamento eccellente, sperando che questa strategia renda più "appetibile" nella chiostra matrimoniale la bellissima lei e lontano dalle tentazioni l'aitante e libertino lui. Da qui parte Bridgerton, che sembra inizialmente una serie impostata, quasi teatrale; poi, dalla quarta puntata, il climax. La trama comincia a divertire, si tinge di mistero e si contorna di musiche pop attuali, riadattat