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Visualizzazione dei post da giugno, 2014

Three Days to Kill

Ormai è di moda rilanciare i vecchi attori degli anni ’90 nei ruoli action. Ricordiamo Taken con Liam Neeson. Lo stesso vale per Three Days to Kill , diretto da McG ( Terminator: Salvation ) e interpretato da Kevin Costner ( Balla coi Lupi , Fandango ). Dalle prime sequenze si nota quella fattura action tipo anni novanta. Anche l’apertura con i titoli di coda che scorrono sul profilo di Costner, con un sottofondo soul, rende in parte l’idea di che tipo di action dovrebbe trattarsi. Invece, purtroppo, non è così. Perché sembra perdersi dopo un’abbondante mezz'ora in dettagli evitabili del protagonista. Il film è co-sceneggiato da Luc Besson, e si vede: dagli inseguimenti con le auto per le strade di Parigi, con quelle zoomate sul muso e sul lunotto posteriore; le sparatorie nelle quali le pallottole sono infinitesimali e si spara in obliquo. Insomma tutti quei cliché bessoniani cari all'azione anni ’90 da VHS. Poi, oltre questi dettagli, il film sfocia in toni da commedia che

Rompicapo a New York

Non è un film qualsiasi. Il regista Klapisch sembra abbia voluto girare questo film, ispirandosi ad un dipinto di Mondrian. Il film trasmette geometria. Almeno tende a spiegare che anche nel caos c'è una logica. Xavier (Romain Duris) è uno scrittore esistenzialista che sta per finire il suo romanzo; una moglie inglese che gli ha dato due figli e che di punto in bianco decide di lasciarlo per andare a vivere nella Grande Mela con un altro. Xavier rimane a Parigi ma poi, per amore dei figli, prende il primo volo per New York. Una volta arrivato in America cerca di trovare la quadra. Deve riuscire a barcamenarsi nell"imprevedibilità degli eventi. Sposa una cinese per il visto; fa l'amore con la ex che di tanto in tanto va a trovarlo; e infine si confida con la migliore amica, lesbica, alla quale ha dato il suo seme, per crescere un figlio con la sua partner. Commedia inusuale, dinamica. Piacevole e che supera di gran lunga L'appartamento Spagnolo e Bambole Russe. Un film

Elzevirista dicit: «cambiare, ricostituendo»

Si è visto un flebile principio di cambiamento ieri all’assemblea nazionale del Pd. La rottamazione sembra essersi tramutata in ricostituzione. Ricostituzione degli assetti di partito. Non un banale processo di ringiovanimento, oppure di svecchiamento ma ricostituzione di quegli equilibri che avevano perso aderenza. Qualcuno si crogiola ancora sul fatto che Renzi sia Presidente del Consiglio e al tempo stesso Segretario di un partito. Semplice, qualcuno non ha compreso che vi è un preciso intento di Renzi stesso nel gestire un ruolo di governo attraverso un partito che l’ha eletto Segretario. Mai come in questa fase il Pd, in quanto partito, è stato messo in posizione di dominanza. C’è il risultato delle ultime europee che è schiacciante e che non ha bisogno di commenti, ma di prudenza sì. Tanta prudenza. Non bisogna certo lasciarsi andare, perché il consenso va e viene. Tenere a mente che per mantenerlo si devono attuare riforme importanti: lavoro, scuola, istruzione e rifo