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Three Days to Kill

Ormai è di moda rilanciare i vecchi attori degli anni ’90 nei ruoli action. Ricordiamo Taken con Liam Neeson. Lo stesso vale per Three Days to Kill, diretto da McG (Terminator: Salvation) e interpretato da Kevin Costner (Balla coi Lupi, Fandango). Dalle prime sequenze si nota quella fattura action tipo anni novanta. Anche l’apertura con i titoli di coda che scorrono sul profilo di Costner, con un sottofondo soul, rende in parte l’idea di che tipo di action dovrebbe trattarsi. Invece, purtroppo, non è così. Perché sembra perdersi dopo un’abbondante mezz'ora in dettagli evitabili del protagonista. Il film è co-sceneggiato da Luc Besson, e si vede: dagli inseguimenti con le auto per le strade di Parigi, con quelle zoomate sul muso e sul lunotto posteriore; le sparatorie nelle quali le pallottole sono infinitesimali e si spara in obliquo. Insomma tutti quei cliché bessoniani cari all'azione anni ’90 da VHS. Poi, oltre questi dettagli, il film sfocia in toni da commedia che alla fine lo rendono non più appetibile dal punto di vista dell’azione, ma famigliare. Alcune scene multietniche finiscono per giocare su stereotipi che rovinano il film: gli italiani associati con la pasta al pomodoro, gli africani con l’idea di famiglia allargata che vive tutta insieme e che occupa abusivamente un tetto. McG e Besson alla fine costruiscono una bruttura attorno alle doti attoriali del grande Kevin Costner, il quale finisce per diventare il solito personaggio: agente della CIA alla soglia della pensione che deve far fronte ai suoi errori e ai fantasmi del passato. Nulla di originale, tutto già visto e per di più con poca azione.  

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