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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

Loro 2: tra potere e vuoto esistenziale

Se di seconda parte si può parlare, Loro 2 è misurato e “brilla” meno di fluidità rispetto a Loro 1 . Il gradiente di espressività in questo prolungamento è massiccio. Si nota un manierismo e una presenza maggiore della regia; soprattutto nello storpiare certi luoghi comuni, richiamando il fuoriclasse Toni Servillo ad un monologo in cui Berlusconi vende al telefono, prendendo un numero a caso dall’elenco telefonico. Scena questa in cui B. pare più napoletano che milanese. Oppure il dŭplus tra Ennio Doris (sempre interpretato da Servillo) e Silvio mentre mangiano a tavola, che sembra tutt’altro che realistico e simile a una scenetta comica da varietà televisivo. Però sembrerebbe esserci più prosa in Loro 2. Se nel primo la figura di Silvio Berlusconi era marginale, qui è onnipresente. Sorrentino ci mostra il Cavaliere uomo con le sue passioni e debolezze, con la sua solitudine da venditore. Il suo vizio, o al più vezzo, infatti è vendere e indurre i politici a vendersi. Per il re

Loro 1, un frammento di decadenza

Loro 1 è un’opera cinematografica atipica. Paolo Sorrentino, premio Oscar per La Grande Bellezza (2013) catapulta lo spettatore in un’esplorazione antropologica, sempre con il suo stile inconfondibile e volando alto, tra le vite infelici di tutti quei ceffi che desideravano incontrare Lui (B.), appunto Loro. Il protagonista è la massa di gente equivoca che gravita attorno al pianeta B. Definirlo film è riduttivo, piuttosto è un frantume di un unico film che si completa con Loro 2 , da oggi nelle sale.

Io c'è: la religione fai da te

C’è un modo per evadere dalla crisi inventandosi una trovata ingegnosa per fare soldi? È l’io la chiave di tutto. Siamo noi stessi. È la lampadina che si accende a Massimo Alberti ( Edoardo Leo ), proprietario di un B&B che non sta ingranando più e sta diventando un posto desueto.