C’è un modo per evadere dalla crisi inventandosi una trovata ingegnosa per fare soldi? È l’io la chiave di tutto. Siamo noi stessi. È la lampadina che si accende a Massimo Alberti (Edoardo Leo), proprietario di un B&B che non sta ingranando più e sta diventando un posto desueto.
L’intuizione di Massimo è un’idea atavica, quasi primordiale: inventare una religione, lo Ionismo. In cui il simbolo non è la croce del Cristo come nel cattolicesimo, ma un enorme specchio eretto su un altare, nel quale riflettersi sostituendo Dio col proprio Io. Alberti chiede supporto a un suo amico intellettuale squattrinato di sinistra (Giuseppe Battiston) per scrivere l’atto costitutivo e fondare la fede. Massimo incontra dapprima le reticenze della sorella (Margherita Buy), che poi si convince, ma pian piano comincia a vedere gli effetti disastrosi o comunque bizzarri che ha sui fedeli.
L’intuizione di Massimo è un’idea atavica, quasi primordiale: inventare una religione, lo Ionismo. In cui il simbolo non è la croce del Cristo come nel cattolicesimo, ma un enorme specchio eretto su un altare, nel quale riflettersi sostituendo Dio col proprio Io. Alberti chiede supporto a un suo amico intellettuale squattrinato di sinistra (Giuseppe Battiston) per scrivere l’atto costitutivo e fondare la fede. Massimo incontra dapprima le reticenze della sorella (Margherita Buy), che poi si convince, ma pian piano comincia a vedere gli effetti disastrosi o comunque bizzarri che ha sui fedeli.
Io C’è è un film con una sceneggiatura dall’impronta originale, anche polemica; ma il regista Alessandro Aronadio (Orecchie, Due vite per caso) si arena nella seconda parte e nel finale, confuso forse su che forma dargli. Un’idea originale, sì ma doveva essere più commedia all’italiana che satira “protestante” e dai toni mitteleuropei.
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