Paolo Sorrentino visionario e controverso regista napoletano, torna dopo il chiacchierato L'Amico di Famiglia con un nuovo film, una meta-biopic, un film politically incorrect che racconta le vicende del Senatore Giulio Andreotti, interpretato da Toni Servillo che ha dovuto subire più di tre ore di trucco e altre tre di strucco. Il Divo uno dei tanti nomi che gli sono stati attribuiti allo storico senatore, diventa finalmente un film. La scelta secondo quanto afferma Sorrentino sta nel fatto di raccontare le imprese di un uomo che fermo, immobile, riesce con sguardi e aneddoti a cambiare gli eventi. L'immobilità come sempre da lui raccontata nelle Conseguenze dell'Amore, torna questa volta nella rappresentazione di un personaggio noto, potente ed intoccabile come Giulio Andreotti.
Se il Titta De Girolamo delle Conseguenze era la manifestazione dell'uomo apatico, che veniva mosso da una piaga come la mafia, anche con il Divo la mafia è propensione della società contraddistinta da un regista che sa raffigurare il nostro tempo come pochi. Sorrentino è parecchio psicologico, racconta il tutto con quel tocco di mistero kafkiano e lascia spazio all'immaginazione, senza rendere i suoi film delle fiction, ma crea atmosfere con musiche chillout e molto pubblicitarie, conferendo americanicità alla pellicola. Se Rosi e Petri hanno raffigurato gli anni di piombo, Sorrentino rappresenta con occhio oggettivo e razionale la nuova crisi politica italiana.
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