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Il Dittatore e la derisione democratica

Metti Gheddafi e Kim Jong Il (il cui film è satiricamente dedicato) insieme ed ecco che fai un Dittatore. 
Il Dittatore di Larry Charles non è un semplice film comico, ma è un film che ridendo e strappando risate dalle gag demenziali del comico Baron Cohen ci fa riflettere sulle dinamiche internazionali. Questo regista ritorna dopo Borat, grande capolavoro comico, che ha reso noto sia Sacha Baron Cohen, ma soprattutto ha reso nota questa comicità politicamente scorretta, che trasuda maleducazione, blasfemia, anticonvenzionalità e rifiuto dei costrutti sociali da ogni dove. Larry Charles si vede che viene dal mondo della televisione, nella quale ha fatto tanta gavetta e ci mette anche tanto Mel Brooks. Però, in questa parodia ci lascia quasi disincantati nel vedere un dittatore arabo (dalla lunga barba islamica, tipo Bin Laden), che ammazza chiunque lo contraddica, con un solo gesto della mano, tipo il "caputtu" di "Johnny Stecchino". Il dittatore che arriva in America, definendola "la patria dell'AIDS costruita dai neri e governata dai cinesi". Dura come battuta, ma in America ha fatto ridere. Non so se gli americani se la siano presa male riguardo all'approccio del film; perché questa pellicola una volta tanto distrugge il conformismo della democrazia, mette in atto un'analisi coraggiosa: la democrazia e la dittatura sono due cose distinte? O l'una e peggio dell'altra? Chi dei due mette in pericolo lo stato di diritto? Ed ecco che Il Dittatore, facendoci ridere tra una battuta piuttosto yiddish e più di qualche scena trash, ci riporta ad una riflessione importante: se le grandi potenze come gli Stati Uniti decidono e obbligano i paesi arabi a firmare costituzioni democratiche, non lo fanno per portare certo democrazia, ma lo fanno per riempirsi i barili di petrolio; e questa non è una riflessione qualunquista, ma direi realista! Quindi, ogni democrazia nasconde un cuore di pietra, ha sempre, in sostanza una tendenza dittatoriale al suo interno.

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