Un velo di polvere si alza, trasportato dal vento. Si posa sui visi fermi della gente. Perché la paura è ferma, è silenziosamente dolorosa. Strade ormai che hanno perso il proprio nome, poiché quel diabolico tremore si è portato via con sè tutto, l'intera identità di tanti paesi, le case, gli oggetti, tutto, ma ancor di più i sogni della gente; quelle persone che hanno lavorato, faticato e sudato ogni giorno per pagare dignitosamente le tasse; per pagare un mutuo casa; per vivere la famiglia intensamente. Ora tutta questa gente si trova in una tenda a pensare con le lagrime agli occhi, che tutto quello che avevano, che poi infondo non era tutto, ma quello che ogni persona vuole e cioè la tranquillità in casa, guardare la tv, scherzare, piangere, mangiare e dormire. Ora per loro tutto questo è un sogno, un ricordo di una vita, spazzata in poco più di quindici secondi.
Vorrei prendere in adozione una frase letta sul quotidiano la "Repubblica" tratta da un commovente articolo del regista Paolo Sorrentino[http://tv.repubblica.it/dossier/terremoto-in-abruzzo/in-studio-paolo-sorrentino/31516?video]: «i vivi non hanno più niente, non hanno le case ma soprattutto non hanno i loro oggetti che non possono più afferrare».
Una vita c'era, ora, per questa gente non c'è più.
La cosa che mi preme dire è che queste persone possano stare insieme, sempre. Condividano il dolore tutti insieme, benché questa orribile tragedia diventi per loro "pezzo di vita": capacità. Possano così catalizzare questo brutto trauma, traendone un messaggio e cioè che insieme nonostante i danni e le morti, sono riusciti a venirne fuori con coraggio. La protezione civile, i vigili del fuoco, la polizia di Stato; sono loro i protagonisti con la cittadinanza tutta ad aver lottato contro la natura. Quello che è accaduto in Abruzzo è impensabile, quasi surreale e mostra come la vita della gente, ovvero, le nostre vite, possano cambiare nell'arco di neanche quindici secondi. L'impotenza che regna ora tra queste persone è forte. Ma non si deve lasciare spazio alla sconfitta, bensì bisogna farsi capaci che ce l'hanno fatta tutti insieme. Si sono fatti forza per affrontare la calamità più brutta degli ultimi tempi. In queste zone la TERRA TREMA, ma in bilico tutti insieme lottano per mantenersi in piedi. È, semplicemente, la TERRA degli EROI.
Vorrei prendere in adozione una frase letta sul quotidiano la "Repubblica" tratta da un commovente articolo del regista Paolo Sorrentino[http://tv.repubblica.it/dossier/terremoto-in-abruzzo/in-studio-paolo-sorrentino/31516?video]: «i vivi non hanno più niente, non hanno le case ma soprattutto non hanno i loro oggetti che non possono più afferrare».
Una vita c'era, ora, per questa gente non c'è più.
La cosa che mi preme dire è che queste persone possano stare insieme, sempre. Condividano il dolore tutti insieme, benché questa orribile tragedia diventi per loro "pezzo di vita": capacità. Possano così catalizzare questo brutto trauma, traendone un messaggio e cioè che insieme nonostante i danni e le morti, sono riusciti a venirne fuori con coraggio. La protezione civile, i vigili del fuoco, la polizia di Stato; sono loro i protagonisti con la cittadinanza tutta ad aver lottato contro la natura. Quello che è accaduto in Abruzzo è impensabile, quasi surreale e mostra come la vita della gente, ovvero, le nostre vite, possano cambiare nell'arco di neanche quindici secondi. L'impotenza che regna ora tra queste persone è forte. Ma non si deve lasciare spazio alla sconfitta, bensì bisogna farsi capaci che ce l'hanno fatta tutti insieme. Si sono fatti forza per affrontare la calamità più brutta degli ultimi tempi. In queste zone la TERRA TREMA, ma in bilico tutti insieme lottano per mantenersi in piedi. È, semplicemente, la TERRA degli EROI.
Commenti
Posta un commento