Il film di Sydney Sibilia è un’operazione nuova. Leggera, moderna. Siamo abituati, almeno in Italia, a ritenere di solito inadatta un’opera d’arte che non faccia riferimento al “classico”. Ed è proprio questo che c’è in Smetto quando voglio . Il tema di questo film aborre il “classico” e parla del diseducativo, della droga e di come questa possa diventare un paradosso risolutivo al problema della disoccupazione. A fronte di un tasso di disoccupazione giovanile che tocca le cime del 40%, sei ricercatori universitari, tutti precari, tutti laureati col massimo dei voti, sono ingaggiati da un ricercatore (il settimo) cui gli è negato l’assegno di ricerca. Costui forma una banda, la quale ha lo scopo di mettere sul mercato una potente droga. Ce la faranno? Diciamo di sì, incontrando ovviamente non pochi problemi. Un film che non sfocia mai nel banale. In una Roma notturna che ricorda Notturno di Bus di Marengo, con una fotografia carica di colore e con tante citazioni da Lock ...