Avvenne un vero e proprio crimine contro l'umanità, vennero sterminati più di 560 innocenti, donne, bambini e anziani.
L'efferata malattia nazista si radicò in Italia subito dopo che venne stipulato il PATTO D'ACCIAIO che consolidò l'asse Roma-Berlino, obiettivo quello di aiutarsi a vicenda secondo Benito Mussolini, che forse non seppe tanto valutare il fatto che si stesse alleando con il primo serial killer al mondo.
La situazione narrata da Lee finisce per essere ovviamente la trasposizione di un romanzo. Non fedelissima alla realtà, ma una storia che rinviando ad un fatto storicamente accaduto ci riporta proprio nel tempo. Vedere un gruppo di soldati di colore è una novità nel cinema del novecento. Cioè soldati afro-americani come protagonisti. Spike Lee già ci mostra in una delle prime scene John Wayne come l'immagine del machismo bianco, di colui che combatte la guerra, come se fosse solo il bianco quello a lottare, ma invece no. La storia del contingente Buffalo Soldiers è veramente esistita e il vederla costruita nella bellezza registica di Spike Lee, riletta in un linguaggio attuale e innovativo, è ancora più gratificante. Direi un film toccante con molti rimandi al cinema neo-realista italiano, da Rossellini, a De Sica e Fellini, ma soprattutto la mano nera e la mano bianca che si toccano, che si fondono, messaggio preponderante e fondamentale del pensiero di uno dei registi più bravi e perspicaci del mondo.
Se Obama ne uscirà vincitore Spike riceverà l'oscar, dubito fortemente che con una eventuale amministrazione McCaine egli possa ottenere il massimo riconoscimento anche perché volutamente dichiarò quando fu ospite al tg uno che lui aveva votato per Obama.
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