«SVALUTATION» così cantava nel 1976, Adriano Celentano. E ci aveva azzeccato, perché il testo della canzone cantava di aumento del costo della benzina, disoccupazione, ma soprattutto dell'emerginazione del povero provinciale.
Le cose dal 1976 ad oggi non sono cambiate. Se per Celentano era una "svalutazione" quello che sta accadendo in Italia oggi è una "degenerazione".
Il lavoro scarseggia; già ne abbiamo parlato che si tratta oramai di una crisi a livello mondiale, che le cose non funzionano, che non ci sono soldi.
Credo sia solo una scusante da parte di chi gestisce capitale, mi riferisco alla categoria degli industriali, si proprio a loro, a Confindustria, a tutti quelli che dicono che prima o poi ne usciremo più forti di prima. È evidente che dire che c'è una crisi, mette in condizioni di allerta e ferma le coscienze di ognuno di noi. Si crea uno stato di paura, un afflosciamento del pensiero umano, una sorta di bradisismo che ci induce a non far niente e/o a reclamare contro qualsiasi forma di potere.
Un potere che non è distribuito uniformemente. Il potere nelle mani di una sola persona; tv, banche, assicurazioni, case editrici, appalti eccetera.
Una realtà corrotta e corrosa da un sistema che attua clientelismo, nepotismo e raccomandazioni(gentilmente chiamate "segnalazioni").
Per uscire da questa "malattia" la definirei così, e non crisi, vi è bisogno di attuare una "rivoluzione culturale" perché si possa far decadere il mito partenopeo del "chi è più furbo è intelligente".
Commenti
Posta un commento