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«Capitalism»: una tragica storia d'amore

Ebbene si, ieri sera la proiezione per la stampa nella sala "Perla" ha accolto con una ovazione il nuovo film «Capitalism: a love story» del regista più controverso d'America: Michael Moore. Se in Fahrenheit 9/11 aveva descritto il complotto economico e gestionale del governo Bush, questa volta tocca un tema ancora più crudele quello per cui si sono battutti tanti intellettuali e scrittori dei secoli precedenti: il CAPITALISMO.
Come giustificare, ad esempio, un sistema economico in cui le truffe bancarie e finanziarie sono non l'eccezione ma la regola? In cui si privatizzano perfino le carceri, mandando in cella, per profitto, ragazzini innocenti? In cui le corporation fanno di nascosto assicurazioni sulla vita dei dipendenti, sperando che muoiano per poter incassare il premio?
Una visione totalmente pessimistica del libero mercato, che ha scosso gli U. S. A ma che sta facendo lo stesso a Venezia. Ieri non c'erano neanche i posti liberi nella sala "Perla" dove venne proiettato il documentario, infatti, molti giornalisti decisero bene di non perdere l'evento e vederlo in piedi. È questo l'effetto che fa quando viene raccontata la verità? Si aspetta, oggi, la proiezione in Sala Grande, dove si attende un ulteriore ovazione per questo eclettico e critico regista, acerrimo nemico di Bush e dei repubblicani americani, che ha raccontato con toni da sberleffo e tragica ironia, il clima di crisi che oramai abbraccia l'intero globo terrestre.

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