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Il ritratto del proletariato: Baarìa



Baarìa, che nella lingua italiana è: Bagharia un paese di 55. 000 abitanti vicino Palermo. È il paese nativo del regista Giuseppe Tornatore, raccontato attraverso le gesta di una famaglia. Il capofamiglia Cicco, sin da bambino amava la letteratura epica e negli anni divenne un contestatore. Anche il figlio Peppino, cresciuto nel periodo del secondo conflitto mondiale, adolescente si iscriverà nel Partito Comunista e da qui inizierà la scalata politica, nonostante tutte le vicissitudini che la storia presenterà. Peppino sposerà, dopo un lungo corteggiamento ostacolato dalla famiglia di lei, Mannina, che gli darà cinque figli. Come si può notare è evidente che la storia è autobiografica, Tornatore racconta la sua famiglia. Riprende a narrare non solo gli aspetti strettamente intimi che riguardano i suoi ricordi e le esperienze vissute dal padre, ma tutti i personaggi del suo paese. Possiamo citare il personaggio interpretato da Beppe Fiorello, una sorta di "ligabue" del paese che ripete in maniera estenuante: «accatt' i dollari», credendosi un mercante di dollari. Ma anche Michele Placido nel ruolo satirico di un Comunista che grida nelle piazze; il bravissimo Enrico Lo Verso, riuscitosi a trasformare in un poverissimo pastore di pecore; e ne potremo citare tanti altri anche se il cast è molto vasto. Un film colossale, e direi epico proprio come i libri epici che Cicco amava leggere. Un pezzo di storia che racconta il decennio fascista e la nascita del movimento contadino, attraverso la mobilitazione comunista. Sostanzialmente è un film politico, che parla dell'amore e dell'odio per la politica. Tornatore nella prima ora e mezza ci fa vedere quanto è importante per un uomo far rispettare le proprie idee, far credere agli altri che le idee sono necessarie al fine di combattere il sopruso dei ricchi e dei mafiosi. Lancia un messaggio bellissimo rappresentato da una scena significativa: il padre di Peppino, Cicco in punto di morte esclama: «LA POLITICA È BELLA». Segno che non si può lasciare un ideale e che va portato, difeso, lottando, sino alla morte. Benché la vita però rechi molte sorprese, questo il film ce lo mostra e lo fa con un realismo direi "bertolucciano" e lo tratta anche con toni ironici, senza tralasciare mai la giusta spensieratezza. Il tema politico si scontra fondendosi con la magia della vita. I socialisti, la democrazia cristiana e i comunisti, sono questi i protagonisti della storia di Tornatore.
Non sono mancati gli omaggi al grande cinema italiano: a Lattuada, a Sergio Leone, ad Arthur Miller... bellissima la scena di Peppino che porta il suo piccolo al cinema, il momento cruciale in cui il figlio( alter ego del regista) inizia a sposare il cinema. L'atto d'amore con il cinema si concretizza con l'amarcord per la sua terra nativa. Credo che con il filone dei ricordi da "Nuovo Cinema Paradiso", "Malena" sino a "Baarìa", Tornatore abbia come nessuno mai raccontato meglio la Sicilia di chiunque altro. È primo al box office con oltre due milioni di euro, che oltre ad essere una soddisfazione per il produttore PierSilvio Berlusconi, lo è soprattutto per Giuseppe Tornatore, che adesso guarda con speranza ad una candidatura per la seconda(speriamo) statuetta d'oro.

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