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Il fotovoltaico è utile, ma può deturpare il territorio

CON LA COLLABORAZIONE DI A.S.T. ASSOCIAZIONE PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO MESAGNE

Sta avendo inizio in questi ultimi mesi in tutta Italia una mobilitazione concreta per dare una mano all’ambiente. Dal primo Settembre scorso sono già fuori produzione le tradizionali lampadine a incandescenza. Il primo Gennaio 2010, la scadenza fissata dall’Europa per mettere al bando i sacchetti di plastica. Se in Italia le cose, si spera, stiano per cambiare, anche la Puglia insieme alla Lombardia e al Trentino danno manforte per l’istallazione di impianti eolici e fotovoltaici; obiettivo primario quello di produrre energia elettrica da fonti alternative. Non si può purtroppo scherzare sulla Sfida che stiamo giocando. La «Sfida della Sopravvivenza». Siamo consapevoli in tutto quello che facciamo, partendo dalle difficoltà di non saper gestire lo smaltimento dei rifiuti; dal non riuscire a cambiare la mentalità, che sta a significare adattarsi a nuovi comportamenti, come quello di fare una semplice raccolta differenziata, di avere di fronte a noi una gamma inderogabile di priorità. A Mesagne nelle zone periferiche sono stati installati molti impianti, dove si possono ammirare già i primi mastodontici pannelli in corso di realizzazione. L’iniziativa è regolata nel rispetto della normativa vigente in materia di tutela dell’ambiente. L’importanza è palese, considerando l’investimento di 26 milioni di euro. L’intento è di dare vita ad un vero e proprio “Parco Solare”, con sette impianti che complessivamente esternano un potenza di 5,4 Megawatt. Il tutto dovrà essere attivo entro il mese di Dicembre 2009. Bisogna però tenere conto di un problema che potrà sorgere dopo, cioè la tutela del patrimonio artistico e paesaggistico. Questa distorsione diventa più evidente nel momento in cui i regolamenti edilizi dei comuni dovranno essere attuati. L’auspicio è che si trovino delle soluzioni tecnologiche “esteticamente” convincenti. Questo perché i nostri terreni spogli, le nostre campagne sono comunque patrimonio culturale e bisogna moderare la costruzione di queste strutture, al fine di non dimenticare o sprecare le nostre risorse centenarie. Dunque sorge un dilemma: lo smaltimento dei componenti dei pannelli solari. Queste isole energetiche come qualsiasi azienda che produce energia, hanno bisogno di effettuare periodicamente operazioni di smaltimento. Quali sono le componenti? Il silicio, elementi chimici presenti all’interno del silicio stesso, foglie di materiale plastico, alluminio. In generale, quindi, come ogni prodotto che ci circonda, anche i moduli fotovoltaici devono essere smaltiti correttamente. Per “correttamente”, s’intende rispettando la Direttiva 2006/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 aprile 2006 relativa ai rifiuti. Tali elementi non sono altamente tossici, si parla di tossicità solo nei casi in cui all’interno di suddetti moduli vi sia presenza di arsenico. C’è da dire però che come ogni componente elettronica ha anche delle sostanze base che possono danneggiare l’ambiente e la salute umana e sono: piombo, cadmio, mercurio e cromo esavalente. Ovviamente all’esoso investimento bisogna aggiungere i costi di smaltimento che possono superare di gran lunga quello legato alla produzione stessa dei materiali; resta ancora da stabilire, e questo si saprà più in la, chi saranno le aziende preposte allo smaltimento. Allora, allo stato attuale bisognerebbe applicare una politica del risparmio energetico, spegnendo l’illuminazione nel “fuori orario”. Questo per non incorrere nell’effetto “rebound” e cioè: siamo soddisfatti di aver raggiunto un obiettivo verde e poi sbagliamo con altri comportamenti. Pertanto siamo preoccupati per il nostro territorio e ci chiediamo se non fosse utile un efficace regolamento, che limitasse o quanto meno controllasse, la realizzazione selvaggia di moduli fotovoltaici nelle nostre belle campagne.

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