È in atto una guerra. Adesso anche Marrazzo. Una lotta evidente che mette in campo l'informazione. La stampa non è libera: è condizionata. Sia dalla destra che dalla sinistra. Berlusconi insiste oramai a dire che tutto è di sinistra, che tutto intorno a lui è comunista. Berlusconi è un alter ego del senatore repubblicano Joseph McCarthy che aveva una visione politica costantemente pervasa da un ampio sospetto comunista. La "paura rossa". I giudici comunisti di cui parlava a Ballarò Martedì scorso, sono per lui le persone più pericolose. Non guarda in faccia la giustizia, perché il delirio d'onnipotenza che lo affligge, lo porta a prendersela proprio con quelli che lo ritengono un cittadino come chiunque altro.
Tornando a Marrazzo, non avrebbe dovuto dimettersi. Perché il premier l'ha fatto? E qui rientrano ancora una volta in gioco i partiti politici, che fingono di volere tra le loro schiere solo gente onesta e illibata. Il confine della normalità è superato. La gente che nella società ricopre ruoli di prestigio è più propensa a praticare certi ambienti, diciamo sporchi, per poter divagare e uscire da quel falso formalismo e dal quel politically correct ridicolo che la contraddistingue. Generalmente questa gente è sola, ha bisogno di un sostegno, ma il fatto di essere una persona pubblica non gli permette di svelarsi più di tanto e dire realmente quali sono le sue tendenze sessuali o le sue paure. Allora nel momento in cui hanno commesso il fatto, è proprio in quel momento che si svelano, ponendo fine al loro ruolo d'attore. Una repubblica democratica fondata sul lavoro, anche questa è diventata una "etichetta" falsa. Oggi il premier, ancora reduce dai sintomi di delirio ha annunciato che ci stiamo lasciando la crisi alle spalle. Un modo come un altro per dire: «vabbé dimentichiamo quello che ci sta accadendo». C'è un paese spaccato da una guerra al potere, che sta divorando ancora di più la ferita che ha: il precariato. Giovani laureati, speranzosi che stanno facendo di tutto per trovare qualcosa, lo fanno con tutti i mezzi possibili: partono lontano dalla loro terra, si specializzano con ottimi voti, ma sanno che se vogliono lavorare devono "conoscere", entrare nel giro giusto, nel clan degli "amici degli amici". La mela marcia, prima o poi finirà per puzzare solo nel momento in cui la butterai. Ci sporcheremo anche noi di questo fango ed una volta fatto saremo considerati colpevoli. Albert Camus diceva: «Quando saremo tutti colpevoli, sarà la democrazia».
Tornando a Marrazzo, non avrebbe dovuto dimettersi. Perché il premier l'ha fatto? E qui rientrano ancora una volta in gioco i partiti politici, che fingono di volere tra le loro schiere solo gente onesta e illibata. Il confine della normalità è superato. La gente che nella società ricopre ruoli di prestigio è più propensa a praticare certi ambienti, diciamo sporchi, per poter divagare e uscire da quel falso formalismo e dal quel politically correct ridicolo che la contraddistingue. Generalmente questa gente è sola, ha bisogno di un sostegno, ma il fatto di essere una persona pubblica non gli permette di svelarsi più di tanto e dire realmente quali sono le sue tendenze sessuali o le sue paure. Allora nel momento in cui hanno commesso il fatto, è proprio in quel momento che si svelano, ponendo fine al loro ruolo d'attore. Una repubblica democratica fondata sul lavoro, anche questa è diventata una "etichetta" falsa. Oggi il premier, ancora reduce dai sintomi di delirio ha annunciato che ci stiamo lasciando la crisi alle spalle. Un modo come un altro per dire: «vabbé dimentichiamo quello che ci sta accadendo». C'è un paese spaccato da una guerra al potere, che sta divorando ancora di più la ferita che ha: il precariato. Giovani laureati, speranzosi che stanno facendo di tutto per trovare qualcosa, lo fanno con tutti i mezzi possibili: partono lontano dalla loro terra, si specializzano con ottimi voti, ma sanno che se vogliono lavorare devono "conoscere", entrare nel giro giusto, nel clan degli "amici degli amici". La mela marcia, prima o poi finirà per puzzare solo nel momento in cui la butterai. Ci sporcheremo anche noi di questo fango ed una volta fatto saremo considerati colpevoli. Albert Camus diceva: «Quando saremo tutti colpevoli, sarà la democrazia».
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