Passa ai contenuti principali

«Mannaggia lu vinu, vinu...» sarà presto una compilation


I coniugi Carmelo Massaro e Dalmazia Primiceri ci stupiscono sempre di più. Mesi addietro si parlava dell'uscita del loro “primo lavoro” una compilation dal titolo, Mannaggia lu vinu, con una decina di brani, scritti da Emanuele Castrignanò e musicati dal maestro Rino Carparelli. In realtà i brani saranno di più, dodici, a riferirlo, proprio Carmelo: «abbiamo registrato all'inizio dieci pezzi in sala di registrazione. È stato un lavoro duro che ha cambiato profondamente me e mia moglie. Cantare in sala di registrazione, significa, imparare le regole della musica e per noi non è stato facile all'inizio, ma per fortuna l'appetito vien “cantando”, tanto che ci siamo talmente immedesimati che ne è uscito un bel lavoro. Poi insieme al maestro Carparelli e con la complicità di Emanuele Castrignanò, abbiamo deciso d'inserire nuovi testi. In tutto saranno dodici. Per adesso non sveliamo nulla, lasciamo che lo scoprano gli ascoltatori e tutti i fans di Mannaggia lu vinu, vinu, vinu». L'entusiasmo di Carmelo e Dalmazia è la prova che i due coniugi non scherzano. Non hanno voluto svelare nulla, solo alcun titoli dei loro prossimi brani più attesi: «Lu Pipinu» una sorta di inno al peperoncino come alternativa al viagra; «Tùppe e Tùppe», «Mestru Firnandu Lu Scarparu», «La Pignata», «La Matonna ti lu Carmunu» dove si racconta il periodo della festività estiva della Madonna del Carmine, «Lu Barbieri» una tarantella folk che racconta il lavoro del barbiere, analizzandolo non solo dal lato della sua professione, ma descrivendolo proprio come luogo in cui confluiscono tutte le dicerie ed i pettegolezzi del paese; e tanti altri pezzi che la simpatica coppia non ci ha voluto palesare. Nonostante questo importante progetto, ultimamente sono comparsi anche nell'ultimo film di Sergio Rubini, L'Uomo Nero, girato tra Mesagne e San Vito dei Normanni. (nella foto Carmelo Massaro e Dalmazia Primiceri insieme a Sergio Rubini)

Commenti

Post popolari in questo blog

Il Mezzogiorno in "crisi apparente"

Se nel periodo invernale si giocava sul problema della crisi e delle persone che non riuscivano ad arrivare a fine mese, adesso, durante l'estate ci si dimentica che in fin dei conti non stiamo poi così male. L'estate è il momento in cui tutti si concedono la vacanza e l'Italia di mete ambite ne ha non poche: la Sardegna, la Calabria, l'Emilia-Romagna e la Puglia. Ed è proprio quest'ultima che sta spopolando soprattutto nelle zone del basso Salento: Otranto, Santa Maria di Leuca e Gallipoli. I flussi turistici sono variegati, molti napoletani, romani, toscani, ma anche Veneti e Lombardi. Una meta calda, poi specialmente, in questo mese dove si son sfiorati anche i 40° gradi all'ombra, e dove si vive l'estate intensamente. La movida notturna non manca con le discoteche all'aperto più note del salento: Guendalina, Quartiere Latino, Rio Bo, Casablanca, ecc... I servizi di ristorazione sono buoni, anche i prezzi, insomma, divertirsi a costi bassi. L'

La Furia di un Uomo, la recensione

Jason Statham ha già collaborato con il regista Guy Ritchie, era nel cast di Lock, Stock and Two Smoking Barrels (1998), film rivelazione per entrambi. Ne La Furia di un Uomo (2021), su Prime Video dal 27 dicembre 2021, Ritchie dirige di nuovo Statham che veste i panni di "H", un ibrido tra un John McClane e un Bryan Mils di Io vi Troverò e che dispensa battute ermetiche e ossa rotte in quantità uguali. Detta così pare si tratti di un b-movie qualsiasi, ma, fortunatamente, non lo è. Guy Ritchie è un regista abile nel ricomporre sceneggiature lineari attraverso il montaggio disorganico e le riprese poliedriche. Alcuni suoi lavori sono azzeccati (gli Sherlock Holmes , The Gentlemen , Snatch ), altri un po' meno ( King Arthur , Aladdin e il remake/floppone Swept-Away ). Con La Furia di un Uomo Guy Ritchie, invece, si è mantenuto in bilico, raggiungendo un equilibrio tra action tradizionale e heist movie . La Furia di un Uomo, da quello che si legge in giro, è un remake

Oppenheimer: quando distruzione e resurrezione coincidono

È superfluo usare l’appellativo “bello” per definire il nuovo film di Cristopher Nolan, sarebbe più appropriato “sorprendente”. J. Robert Oppenheimer, conosciuto ai più come “il padre della bomba atomica”, racchiuse in sé un gigantesco scrupolo di coscienza, che qui è raccontato in tre ore tormentate. Benché Oppenheimer (2023) ripercorra la vita turbolenta del fisico americano, che ha contribuito prima allo studio astratto e dopo alla ricerca e sviluppo empirico della bomba atomica, resta, comunque, un dramma sulla coscienza di un genio che concepisce la sua creatura e che la porta alla conoscenza collettiva, divenendo “errore cosmico”: condannando uomini, donne e bambini a quelle sventure che furono Nagasaki e Hiroshima. La sceneggiatura è basata su “American Prometheus”, libro biografico scritto da Kai Bird e Martin J. Sherwin nel 2005. Oppenheimer divenne chief del “Progetto Manhattan” dal ‘42 al ‘46; egli si fece costruire un laboratorio nel deserto di Los Alamos, nel Nuovo Messic