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IRAN, ARRESTATO REGISTA PANAHI

Raccontare alle volte diventa un reato. Se si arriva a questo punto, dove la scrittura o il cinema diventano un pericolo, significa che non si può più tornare in dietro.
È quello che è successo al regista iraniano Jafar Panahi, che vorremmo non succedesse a nessun artista. È stato arrestato ieri con la moglie e la figlia da alcuni agenti dei servizi di sicurezza di Ahmadinejad. Da sempre un critico del fuhrer iraniano, Panahi ha vinto il leone d'oro a Venezia nel 2000 con il film "Il Cerchio". 49 anni ha ricevuto anche l'orso d'argento al festival di Berlino nel 2006 con la pellicola "Offside". La storia di Jafar ci ricorda molto quella di Salman Rushdie lo scittore/autore de "I Versetti Satanici" che nel 1989 venne condannato dagli islamici iraniani ed in particolare da Khomeyn come «infame» per reato di bestemmia nei confronti di Maometto, reato che in Iran è punito con la pena di morte. Lo scrittore si rifugiò in Gran Bretagna dove vive tuttora.
Ci pervade un senso d'impotenza nel sentire che l'arte o l'informazione debbano essere ancora oggetto di censura e in alcuni casi, come quello di Jafar, di coercizione fisica; ci sono al mondo persone ignare di considerare che l'arte è il mezzo di salvezza e di riflessione dei popoli.

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