Thomas Craven (un Mel Gibson in splendida forma), poliziotto della squadra omicidi di Boston, vede morire sotto i suoi occhi la figlia di ventiquattro anni. Nella sua testa iniziano a scorrere degli interrogativi tormentosi. Perché non hanno ucciso lui? Perché proprio la figlia? Una ragazza laureata e ricercatrice presso una società farmaceutica, che colpe avrà? Il detective Craven, credendo di essere lui il bersaglio, comincia ad indagare con l'intento di vendetta. Il regista Martin Campbell si districa bene, in un thriller dal sapore hard-boiled, che ci mostra il prototipo del detective in impermeabile avano, proprio come Humphrey Bogart ne Il Grande Sonno.
Rivedere Gibson nelle vesti d'attore hollywoodiano ci fa sempre piacere, specialmente con pistola alla mano e sete di vendetta. Reduce dalle belle performance da regista ne La Passione di Cristo e Apocalypto, in questo discreto giallo dalle tonalità spionistiche, supera decisamente la prova d'attore. Una sceneggiatura poco originale, che sembra più un omaggio ai noir di Spillane e ai film anni '40. Il volto di Gibson solcato dalle rughe ci offre il ruolo dell'uomo fin troppo maturo e tormentato, che ha perso la cosa più importante della sua vita: la figlia. Verso il finale del film non mancano le dosi di adrenalina, sparatorie ed inseguimenti senza tregua, degni dell'action movies di Campbell; ma questo non ha giovato al plot di William Monahan, geniale sceneggiatore che con The Departed si aggiudicò un oscar nel 2007. Un thriller dove l'azione e la suspense prevalgono sulla storia, banalizzandola e velocizzandola troppo nella parte finale, senza alcun esercizio di originalità e di stile da parte della regia.
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