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L’istruzione è in pericolo e non solo l'istruzione

Oggi in tutta Italia è la giornata internazionale del diritto allo studio. A manifestare per le strade, a partecipare ai cortei, ragazzi e ragazze delle scuole superiori e delle università; insieme a loro anche molti docenti. La situazione dell’istruzione in questo paese sta diventando difficile. Molti contraccolpi ha subito la formazione scolastica ed universitaria, tagli che non hanno semplificato, quindi agevolato un nuovo sistema didattico, anzi lo hanno restrinto, rendendolo più piccolo, difficilmente accessibile. In tal modo i costi d’iscrizione, in tema di Università, sono aumentati e c’è meno spinta da parte del ragazzo d’iscriversi ad un corso di studi, poiché non avrebbe possibilità concrete d’inserimento lavorativo. Dobbiamo aspettarci solo una ricaduta del livello d’istruzione. Il precariato sta fagocitando la professione dell’insegnante, un ruolo oramai sempre più sottovalutato e poco valorizzato. Non ci si rende conto che la formazione del nostro futuro dipende innanzitutto da una buona formazione di base, dal crearci una capacità critica indipendente. Senza istruzione adeguata, questa capacità è difficile formarla. L’altro punto e non meno importante, è il tipo di formazione. Non bisogna formare solo in materie letterarie o giuridiche, dove vi è proprio un boom d’iscrizioni, ma serve la figura scientifica: l’ingegnere, l’architetto, il medico, il matematico, il fisico. È un processo lungo e credo anche difficile. Se la spesa bisogna razionalizzarla, che venga fatto, ma con criterio. Si sta tagliando sulla cultura e sullo spettacolo; si sta tagliando sulla scuola e l’università, quando, invece, si poteva pensare di tagliare in “maniera forte” sugli stipendi di deputati e senatori; incentivare l’attenzione su un maggiore controllo dell’evasione fiscale, in gran parte presente tra liberi professionisti e imprenditoria. Notizie di pochissimi giorni addietro[http://www.quotidianodipuglia.it/articolo.php?id=127057&sez=BRINDISI], all’Asl di Brindisi sono stati scoperti alcuni medici che segnalavano le loro presenze e poi se ne andavano altrove durante l’attività lavorativa. Queste persone, inoltre, praticavano una seconda professione in uffici privati dove percepivano ulteriore reddito. Quando si scoprono queste cose si cade in quel dilemma, io mi sento italiano oppure come cantava Gaber “… io non mi sento italiano”?

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