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La protesta è il primo passo da fare per abbattere l'ignoranza

Si è detto tante volte che doveva andare tutto a rotoli. Le proteste degli studenti e quelle meno pacifiche dei poliziotti, ci fanno intravedere i primi veri sintomi fisici di questa crisi, che prima veniva solo evocata per strumentalizzare. Tagli dappertutto: università, scuola, ricerca, sanità, stipendi e futuro dei giovani. La sfiducia verso l'istituzione stato, scuola e lavoro comincia a svelarsi totalmente. Wikileaks ha preannunciato, quello che già sapevamo, lo ha fatto spiattellando sul web, il marciume che forse credevamo esistesse solo all'interno degli stati, invece esiste nelle relazioni internazionali. Ognuno si fa fautore del rispetto delle regole, dice di difendere e garantire la legge, poi fa il contrario. In ogni relazione diplomatica c'è compromesso, e il compromesso comporta già di per sé la violazione della regola.
L'Italia a gli occhi del mondo sta perdendo la sua immagine, poiché essa è il riflesso di un premier "comico" che ama solo party e orge alcoliche, che lo distraggono dalla sua vita frenetica, distruggendo senza nessun controllo, ma solo con una politica hobbesiana il futuro dei più deboli; dando vita al paese dove i precari hanno diciotto anni, ma anche cinquanta. Dove l'austerità è infinita, dove le imprese chiudono e gli studenti spremono il loro cervello, che servirà ben poco a sconfiggere il grande muro di cemento dell'ignoranza.

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