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Persi nel burlesco

Un ringraziamento particolare alle redazioni Mesagnenet, Il Gazzettino di Brindisi e Mesagnesera, per aver pubblicato questo articolo, che non vuole essere un attacco ad una parte politica, ma piuttosto una critica alla politica o alla realpolitik che stiamo vivendo in questo peridodo.



Il '68 l'anno dell'emancipazione del pensiero come disobbedienza verso i padri, ma anche come emancipazione al femminile. Quello fu il trampolino di lancio per il momento propizio delle donne, dove attestarono fortemente la loro capacità. Doveva essere l'anno del cambiamento, si è poi rivelato l'anno delle false speranze. Oggi tutte le donne d'Italia scendono in campo per protestare contro le vicende collegate al caso Ruby; per riproporre l'affermazione di un femminismo, distrutto in questi anni di berlusconismo. Ma siamo sicuri sia solo colpa di B.?
Non si deve intendere che il '68 sia stato inutile, ma di certo non ha chiarito la "parità dei sessi", da sempre oggetto di discussione, in un paese da secoli maschilista e misogino.
La scena politica intanto s'infiamma, da una parte Ferrara si scontra contro il puritanesimo anti-berlusconiano e poi strenuamente difende la moratoria contro l'aborto. Poi c'è ancora, un'altra parte del paese che dice che Berlusconi è un "puttaniere", un immorale e un donnaiolo-sfruttatore, ma questo alcuni lo dicono in politica per difendere una posizione contraria al fenomeno Berlusconi, poi al bar alzano il gomito, versando di nascosto elogi al premier ed ai suoi amori.
Allora dovremmo fermarci a riflettere: di chi è la colpa? Dobbiamo, per una volta, autoaccusarci: è nostra. Sembra che il popolo stia diventando un bimbo dispettoso, che si sorbisce il rimprovero della propria mamma, ma subito dopo, dispettosamente, ricommette la malazione e poi  aspetta nuovamente il rimprovero.
Ecco da quella contestazione '68ina, è come se non volessimo più procedere verso quella prassi, forse perché una contestazione è un cambiamento, porta alla creazione di una nuova classe dirigente, pronta a sedimentarsi e a non togliersi più dalle scatole? Sì ... Se una stanza è da troppo tempo chiusa, dove non passa né aria e né luce, è un "buco nero", è niente; ma quando aprirò le tapparelle, entrerà l'aria e il sole, che ne scalfiranno le forme e tutti i componenti al suo interno. Allora si aprano le porte ai giovani, senza avere paura che essi possano sbagliare, anzi devono sbagliare prendendosi le loro responsabilità, almeno così impareranno, evitando di sbagliare da grandi. Mettiamo aria nuova nei polmoni di questo corpo d'Italia, perché sta perdendo aria. La schizofrenia politica è sempre più forte e ad accentuarla c'è la tv con i suoi mostri.
Si è così strutturata non una base d'opinione, con cui ognuno costruisce il proprio pensiero, anzi si è strutturata la teoria dell'apparire, a cui segue la prassi della visibilità. L'essere e il "cercare d'essere" (l'apparire), non sono più due cose distinte, ma sono una dentro l'altra, facendo disperdere il concetto d'identità. Pirandello  ne "Il fu Mattia Pascal" ci fece comprendere il grande dilemma dell'identità. È bene che, chi ci governa, prenda in conto che ciò che ha creato, è un altro paese; un paese perso nel burlesco della vita.

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