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Carnage: quando le parole diventano lame taglienti

La scena d'apertura del film apre il sipario di questa commedia nera alquanto particolare, diretta da Roman Polanski; riadattamento dell'opera teatrale di Yasmina Reza, "Il dio della carneficina", appunto, Carnage. Particolare perché è un flusso di dialoghi stupefacenti, che riescono a creare un ossimoro d'azione statica; il film è interamente girato nel salone di un appartamento di Brooklyn. L'ambientazione è curata nei minimi particolari: le poltrone, i tappeti, i quadri, gli specchi e gli oggetti, sono lo sfondo di questa "piéce teatrale cinematografica". Sembra quasi che dall'inizio del film stesse per aprirsi il sipario; ogni cambio d'ambientazione, dal salotto, alla cucina, al bagno, indica un nuovo atto. I tre premi oscar Christoph Waltz, Kate Winslet (superba) e Jodie Foster lasciano lo spettatore a bocca aperta. Bravissimo anche John C. Really che sembra essere nella prima parte del film una persona e nella seconda parte, totalmente, un'altra, cambiando espressione ed umore in ogni istante, da ottimo animale della recitazione quale è.

Due ragazzi di due gang differenti litigano in un parco. Uno di questi è il figlio di Kate Winslet e Christoph Waltz, che sferra un colpo, con un bastone di legno, in faccia al figlio di Jodie Foster e John C.Really. Sarà questo contenzioso a portare Waltz e la Winslet ad andare a chiedere scusa, a casa della vittima. Qui si darà vita ad una danza di dialoghi, con inquadrature che si soffermano su dettagli facciali come smorfie, tic, strizzate d'occhio, sguardi indirizzati. Insomma un 'opera sui generis che richiama ed omaggia a pieno il teatro, la forma primitiva della recitazione e della trasposizione della realtà. Ci fa vedere la coalizione degli uomini su alcuni temi, i diverbi tra marito e moglie e l'antipatia tra le due mogli. Affronta la nascita del diverbio, del litigio e come esso possa nascere da futili motivi e degenerare in pochissimi minuti. Tutto questo in ascesa. Il dialogo tra i protagonisti prende piede con le buone maniere, sino a diventare una strenua "battaglia verbale", una carneficina discorsiva. In poche parole, ancora un capolavoro per Polanski che ci aveva lasciato con il thriller, L'uomo nell'ombra. I suoi guai giudiziari non hanno certo aggravato la sua creatività; a giudicare da questo suo ultimo lavoro, direi proprio che è migliorata.

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