Passa ai contenuti principali

The Help: commedia agrodolce e antirazzista

                                                                                                     È arrivato in Italia questa settimana ed è in proiezione nelle nostre sale: The Help.
Il titolo tradotto sarebbe, "l'aiuto", ma la traduzione più appropriata è, "l'aiutante", "la serva". Un progetto ambizioso che si avvale di un cast nuovo e poco commerciale. Distribuito da Disney film Dreamworks, il film racconta di una brillante aspirante scrittrice, appena laureata, Skeeter è il suo nome (Emma Watson), che decide di lavorare in una testata giornalistica per cominciare a farsi le ossa, intraprendendo così la difficile strada della scrittura su commissione. Il film è ambientato a Jackson, nel Mississippi, nella prima metà degli anni sessanta, a cavallo tra l'America kennediana e quella post kennediana. Diretto da Tate Taylor regista, attore e produttore cinematografico e retto da due interpretazioni più che eccellenti: quella di Viola Davis e Octavia Spencer. Sono queste due afroamericane, le "Help", le cosiddette aiutanti e/o serve. Gran donne, che per le famiglie ricche e perbeniste del Sud erano solo automi per le faccende di casa, invece, queste donne facevano da balie ai loro bambini, crescevano i loro bambini, li lavavano e li facevano mangiare, visto che le loro mammine naturali erano troppo preoccupate a giocare a bridge e ad andare al parrucchiere.
Una pellicola diversa dalle altre, perché ci fa vedere come il perbenismo forzato delle famiglie del Sud, coincidesse con il razzismo, e quanto questo fenomeno si rivelasse attraverso: l'umiliazione. Ad esempio c'è la scena del bagno, nel quale la padrona di casa scopre che la domestica (Octavia Spencer) usa il loro bagno e per questo la caccia via. Le leggi dello stato del Mississippi parlavano chiaro ed erano esenti da fondamenti d'integrazione: i neri da una parte e i bianchi dall'altra, l'apartheid, la separazione. Ed il regista è bravo a farcelo vedere attraverso gli occhi ed il racconto delle due domestiche. Il momento cruciale della storia arriva quando Skeeter decide di farsi raccontare tutto dalle due donne, che lavoravano presso case di amici di famiglia. Proprio grazie a queste testimonianze, che di per sé violavano le leggi del Mississipi, perché non si doveva vedere mai un bianco parlare con una di colore e viceversa, Skeeter pubblicherà un libro in anonimo che diventerà un bestseller.
Un'opera che rimarca in un certi versi Il Colore Viola di Spielberg, anche se lo fa con leggerezza, mantenendo un tono basso, quasi da commedia senza dimenticare i risvolti drammatici, che ci sono e che rimangono impressi nello spettatore. Il fim ha ottenuto 5 nomination agli Oscar 2012.

Commenti

Post popolari in questo blog

La Furia di un Uomo, la recensione

Jason Statham ha già collaborato con il regista Guy Ritchie, era nel cast di Lock, Stock and Two Smoking Barrels (1998), film rivelazione per entrambi. Ne La Furia di un Uomo (2021), su Prime Video dal 27 dicembre 2021, Ritchie dirige di nuovo Statham che veste i panni di "H", un ibrido tra un John McClane e un Bryan Mils di Io vi Troverò e che dispensa battute ermetiche e ossa rotte in quantità uguali. Detta così pare si tratti di un b-movie qualsiasi, ma, fortunatamente, non lo è. Guy Ritchie è un regista abile nel ricomporre sceneggiature lineari attraverso il montaggio disorganico e le riprese poliedriche. Alcuni suoi lavori sono azzeccati (gli Sherlock Holmes , The Gentlemen , Snatch ), altri un po' meno ( King Arthur , Aladdin e il remake/floppone Swept-Away ). Con La Furia di un Uomo Guy Ritchie, invece, si è mantenuto in bilico, raggiungendo un equilibrio tra action tradizionale e heist movie . La Furia di un Uomo, da quello che si legge in giro, è un remake...

Ferrari. La recensione

Non c'è bisogno di essere dei cinefili per accorgersi che Ferrari [2023] non sembra un film girato da Michael Mann, ma è firmato dal maestro Michael Mann. Sì, proprio lui, il regista di Heat - La sfida, di Collateral, dell'epico L'Ultimo dei Mohicani. Se è un film riuscito? No, anche se non mancano momenti di una certa suspense, specie nelle scene delle gare automobilistiche, nelle quali si riescono a percepire quelle inquadrature annesse all'abitacolo da lato cofano, dallo specchietto laterale o da lato bagagliaio, che tanto ricordano gli indrappelli della Ferrari Daytona Spyder 365 GTS/4 in Miami Vice - La serie, guidata da Sonny Crockett (Don Johnson). Non si può tantomeno definirlo un biopic, poiché non racconta l'intera vita di Enzo Ferrari (un Adam Driver rattrappito sia nei movimenti, sia nella recitazione), ma s'incentra nell'anno 1957. Si dice che raccontare la vita privata degli idoli sia deleterio, perché renderebbe l'idolo un semplice mortal...

Chi segna vince: quando la sconfitta insegna a vincere

La squadra di calcio delle Samoa americane divenne celebre per una clamorosa sconfitta: aver incassato, nel 2001, ben trentuno goal contro l'Australia, nell'incontro che si tenne a Coffs Harbour; un risultato oltre il tennistico, tanto da diventare un riconoscimento da Guinness dei primati. Ovvio è che un risultato simile annichilisca squadra, allenatore e società. Infatti, per una decina d'anni la squadra delle Samoa subì un vero e proprio blocco evolutivo e fu così che decisero di ingaggiare un allenatore olandese: il mr. Thomas Rongen [persona sui generis col "vizio della bottiglia" e con un temperamento irascibile sfociante in noti scatti d'ira]; l'obiettivo del coach Rongen doveva essere di far segnare almeno un goal alle Samoa, che era già un traguardo ancora più arduo, che vincere di netto una partita. Taika Waititi, premio Oscar per Jojo Rabbit (2019) dirige Chi segna vince  (2023) un film nostalgico sulla terra che gli ha dato i natali, attraverso...