Da sempre si usa l'accezione, "piccolo schermo" per indicare quei prodotti come film in dvd, vhs (sì ancora si noleggiano) e bluray; cioè i film che ci vediamo a casa nostra. Poi, c'è il "grande schermo" che è il cinema, lo spettacolo d'anteprima. Queste due accezioni si possono fondere l'una con l'altra quando parliamo di una serie tv che ti mescola romanticismo, storia, politica, violenza e sesso senza sorta d'inibizioni. Spartacus: Blood and Sand ci aveva stupiti per la sua originalità, nella prima stagione, ma Boardwalk Empire merita molto di più di tanti gangster movie esistenti in giro, e non è un film ma una serie tv in onda su SKY. L'ideatore nonché soggettista e sceneggiatore della serie è Terence Winter. Ambientato ad Atlantic City negli anni '20, racconta le imprese (cruenti e non) di Enoch Thompson (Steve Buscemi), un politico corrotto che si sa districare bene nella melma del proibizionismo, gestendo con grazia, anche se con i dovuti rischi, il traffico illegale di wiskey. Come ogni boss che si rispetti Thompson si circonda di fedeli e fedelissimi, anche se a dire il vero, proprio questi ultimi diverranno gli infedeli. Affiancato a lui un giovane "scagnozzo" James, detto Jimmy, Darmody (Michael Pitt) un reduce della grande guerra. Sarà proprio la guerra a regalargli una gamba storpia e che lo condannerà per sempre a zoppicare; ma questo, però, non limiterà certo la sua spietatatezza nell'ammazzare la gente su commissione. Pitt è stupefacente! Gli rimane quello sguardo maniacale alla Malcom Mcdowell, che si sposa bene con la narrazione del personaggio che interpreta, sia nella prima stagione, quanto nella seconda. Steve Buscemi recita con la semplicità e la nonchalance di sempre, mantenendo un approccio vero e tipico del politico corrotto nella prima stagione, se pur diventando sempre più spietato nella seconda. E non si dovrebbe dimenticare nemmeno Shea Whigham che recita la parte del fratello di Thompson, che ha un volto ed un espressione impressionanti, tanto da emulare in certi versi Michael Douglas. La puntata pilota la diresse e l'aprì Scorsese. Fu lui a dare l'impronta coppoliana e direi anche leoniana, fondendo tutti gli attributi che oggi condiscono le serie tv hollywoodiane, ma con finezza registica e con una produzione Mark Wahlberg e Van Patten, che continuerà ad investire in questo prodotto di successo. Un capolavoro del piccolo schermo che ci ha riportato a gli anni di Al Capone e Lucky Luciano, quando ancora questi due mangiaspaghetti erano sbarbatelli pericolosissimi.
Jason Statham ha già collaborato con il regista Guy Ritchie, era nel cast di Lock, Stock and Two Smoking Barrels (1998), film rivelazione per entrambi. Ne La Furia di un Uomo (2021), su Prime Video dal 27 dicembre 2021, Ritchie dirige di nuovo Statham che veste i panni di "H", un ibrido tra un John McClane e un Bryan Mils di Io vi Troverò e che dispensa battute ermetiche e ossa rotte in quantità uguali. Detta così pare si tratti di un b-movie qualsiasi, ma, fortunatamente, non lo è. Guy Ritchie è un regista abile nel ricomporre sceneggiature lineari attraverso il montaggio disorganico e le riprese poliedriche. Alcuni suoi lavori sono azzeccati (gli Sherlock Holmes , The Gentlemen , Snatch ), altri un po' meno ( King Arthur , Aladdin e il remake/floppone Swept-Away ). Con La Furia di un Uomo Guy Ritchie, invece, si è mantenuto in bilico, raggiungendo un equilibrio tra action tradizionale e heist movie . La Furia di un Uomo, da quello che si legge in giro, è un remake...
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