Marion Cotillard in Piccole Bugie tra Amici |
Non possiamo non prendere in considerazione il cinema francese, è come dire che le fragole con la panna sono disgustose. Il cambiamento alle volte serve a rivoluzionare, a migliorare, anche a peggiorare in taluni casi gli umori delle persone. Piccole bugie tra amici di Guillaume Canet, con Francois Cluzet (il paraplegico di Quasi Amici la commedia colossal che ha sbancato al botteghino), Marion Cotillard, Jean Dujardin (The Artist), Gilles Lellouche e altri importanti attori dello schermo francese, sono bravi nel mettere insieme, non un melò semplice, ma un film intimamente maestoso e corale che analizza la psicologia dei personaggi dopo un tragico accaduto. Un gruppo d'amici decide di passare una quindicina di giorni in villeggiatura dopo che un loro amico subirà un tragico incidente. Detto così suona strano, ma gli amici dello sfortunato, sembrano quasi "volergli dedicare" una vacanza in suo onore, lui è in coma e loro senza perdere tempo decidono così. Sembra egoista, in effetti, il bello di questa commedia è quello di farci notare, che ognuno di noi è egoista e questo fattore non riusciamo a controllarlo facilmente, perché poi si fonde con le bugie (parola presente nel titolo) e quì il tutto prende una brutta piega, compromettendo i rapporti d'amicizia. Le bugie ci cambiano, non ci rendono ciò che siamo veramente e questo prima o poi esce a galla. Canet, il regista, cerca di parafrasare il cinema di Truffaut, di Claude Chabrol, di Louis Malle, mettendoci qualche simpatica gag che strappa risate; i dialoghi mai serrati, molto vicini ad Allen. Insomma Canet scrive la vita e i francesi sembra che negli ultimi anni lo stiano facendo abbastanza bene. Quasi amici di Nakache & Toledano, è immenso, pieno di morale, multiculturale e semplice, senza essere mai noioso; un film che parla della malattia, ma che guardandolo ti dimentichi subito che la malattia esista. E poi il ritorno in scena di Isabelle Huppert ne Il mio migliore incubo, una commedia frizzante, non banale che racconta la storia d'amore tra un'aristocratica della Parigi bene e un proletario un po' villano nei modi. Scrivere la vita potrebbe sembrare facile, ma non lo è ed è ancora più arduo scrivere della joie de vivre: sarà, forse, mica l'aria di socialismo che sembra respirarsi sull'Eliseo?
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