Tutto ha avuto inizio con Stanley Martin Lieber, in arte Stan Lee. Figlio d'immigrati rumeni iniziò a lavorare dapprima come sceneggiatore per piccole testate comics e poi egli stesso cominciò a dare spazio al suo talento visionario. È suo lo stile Marvel, è suo quell'immaginario fatto di eroi "umani", di gente "non comune" che ha un cuore, che ama. Suo è Spider Man, il giovanissimo Parker, studente un po' sfigato che viene morso da un ragno di laboratorio; è suo Daredevil un uomo "non vedente" che vestito con una tutina rossa, lotta contro il crimine, seguendo gli unici sensi di cui dispone, tatto e udito. Hulk, il dottor Banner, che per via di un esplosione di raggi gamma, diventa un mostro gigantesco e verde che spacca tutto. Stan Lee è stato il primo, insieme a Jack Kirby e Dick Ayers a riunire tutte le creature eroiche. Citare quanti eroi sono stati assemblati nella serie I Vendicatori sarebbe, quasi, impossibile, possiamo citare i "potenti": Iron Man cioè Tony Stark, Thor, Capitan America, Hulk ed il capo comitiva Nick Fury, quello con l'occhio bendato. Hollywood non poteva perdersi questo pezzo di storia americana del fumetto. Anche perché , mai come in questo momento agli Stati Uniti servono eroi che spazzino la minaccia antinazionalista. The Avengers arriva nelle nostre sale con la regia di Josh Whedon, coregista di Thor, che quì firma la sceneggiatura. Nick Fury raggiunge la base segreta di Stato militare dove il dott. Selvig apre un varco per un altro mondo (tesseract) dal quale uscirà Loki, fratellastro di Thor. Questo folle porterà sul pianeta terra creature immonde che distruggeranno tutto e tutti. Fury opta per la scelta "comunista" riunire i buoni, perciò assolda la squadra dei vendicatori: Hulk, Iron Man, La Vedova Nera, Occhio di Falco, Thor e, dulcis in fundo, Capitan America. Capitan America rappresenta la coscienza di Stato, l'idea di nazione, il lato trascinatore. Effetti speciali imponenti, forti e degni del miglior scenario apocalittico e catastrofico (Michael Bay si starà strappando i capelli), perché gli utlimi tre quarti d'ora del film ti lasciano senza fiato, attaccato al sedile del tuo multisala. Nonostante dialoghi ludici, quando andate a vedere film del genere dovete farvene l'abitudine, il resto diverte e merita; lanciando un messaggio universale: l'unione fa la forza anzi è forza!!!
Jason Statham ha già collaborato con il regista Guy Ritchie, era nel cast di Lock, Stock and Two Smoking Barrels (1998), film rivelazione per entrambi. Ne La Furia di un Uomo (2021), su Prime Video dal 27 dicembre 2021, Ritchie dirige di nuovo Statham che veste i panni di "H", un ibrido tra un John McClane e un Bryan Mils di Io vi Troverò e che dispensa battute ermetiche e ossa rotte in quantità uguali. Detta così pare si tratti di un b-movie qualsiasi, ma, fortunatamente, non lo è. Guy Ritchie è un regista abile nel ricomporre sceneggiature lineari attraverso il montaggio disorganico e le riprese poliedriche. Alcuni suoi lavori sono azzeccati (gli Sherlock Holmes , The Gentlemen , Snatch ), altri un po' meno ( King Arthur , Aladdin e il remake/floppone Swept-Away ). Con La Furia di un Uomo Guy Ritchie, invece, si è mantenuto in bilico, raggiungendo un equilibrio tra action tradizionale e heist movie . La Furia di un Uomo, da quello che si legge in giro, è un remake...
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