Ci sono i dati statistici, le agenzie di rating. Ci sono ricerche in campo sociale. Ma chi ce lo dice che poi anche queste ricerche, queste agenzie non siano veicolate politicamente? Che non siano "pagate"? No, perché molta gente, quantitativamente non so definirla, avverte sì l'aria di crisi, ma agisce nella totale spensieratezza. Più di qualcuno sa, dal canto suo, di avere da un lato un supporto della rete parentale, dall'altro quello politico, ammettendo che questo qualcuno sia impegnato politicamente, e con tessera di partito annessa. C'è chi questo sforzo, quello d'impegnarsi politicamente però, non riesce a sopportarlo. Se questo qualcuno, che crede nella politica, pensa che con essa possa ambire a ruoli sociali magistrali, si sbaglia: poiché prima deve valutare se la sua rete parentale, conta in modo socialmente darwiniano, cioè in sostanza, se ha degli scudi protettivi, affinché non venga "bruciato", politicamente parlando, dal suo subordinante politico d'appartenenza. Se egli non fa questa valutazione, prima d'accettare incarichi, potrà incorrere nel rischio: "segugio". Cioè essere un cane segugio della politica. Masticherà da terra decisioni difficili, dovrà sopportare umiliazioni e figure di merda che loro stessi gli creeranno; dovrà ingoiare amaro. Dovrà essere denigrato dalla stampa; dovrà essere martoriato da qualche giornalista di partito, che non ha mai provato sulla sua pelle la vita politica e sorbirsi da lui estenuanti masturbazioni grammaticali. Molti ragazzi, oggi, vedono nel partito una speranza, ma ne rimarranno presto delusi. Quelli però che riescono a trarre un vantaggio, sono, proprio, quelli con un piede nel partito e l'altro fuori. Sono proprio essi quelli che lavorono in maniera maniacale per il partito, facendoti credere il contrario; perdipiù lo criticano, ne parlano contro. E lo usano come un escamotage per realizzare progetti a fini personalistici.
Jason Statham ha già collaborato con il regista Guy Ritchie, era nel cast di Lock, Stock and Two Smoking Barrels (1998), film rivelazione per entrambi. Ne La Furia di un Uomo (2021), su Prime Video dal 27 dicembre 2021, Ritchie dirige di nuovo Statham che veste i panni di "H", un ibrido tra un John McClane e un Bryan Mils di Io vi Troverò e che dispensa battute ermetiche e ossa rotte in quantità uguali. Detta così pare si tratti di un b-movie qualsiasi, ma, fortunatamente, non lo è. Guy Ritchie è un regista abile nel ricomporre sceneggiature lineari attraverso il montaggio disorganico e le riprese poliedriche. Alcuni suoi lavori sono azzeccati (gli Sherlock Holmes , The Gentlemen , Snatch ), altri un po' meno ( King Arthur , Aladdin e il remake/floppone Swept-Away ). Con La Furia di un Uomo Guy Ritchie, invece, si è mantenuto in bilico, raggiungendo un equilibrio tra action tradizionale e heist movie . La Furia di un Uomo, da quello che si legge in giro, è un remake...
Flà ... per parlare ed essere ascoltati per forza la tessera bisogna farsi? La partecipazione popolare ce la dimentichiamo? Perché tutti e dico tutti possono parlare, non è che c'è una legge costituzionale o penale che vieti di parlare ed esprimere il proprio pensiero se non si è tesserati.
RispondiEliminaps. quanto all'articolo non ha nulla di referenziale, qualitativamente è quello che accade un po' dappertutto. Quando scrivo non sono referenziale e se lo devo fare scrivo nome e cognome. :)