È estate. Certo siamo agli sgoccioli, quindi, bene le mangiate, le bevute (con relative sbornie) e le interminabili giornate al mare. E il cinema? D'estate no eh... Eppure sono in uscita titoloni che non possiamo perderci. Oggi 17 Agosto, I Mercenari 2, che non vi sto ad elencare il cast, vabbè dai ve lo dico, ve ne cito solo alcuni, che sono un elogio all'action degli '80 e '90; Chuck Norris (non sto scherzando!), Van Damme, Stallone, Schwarzenegger, Bruce Willis e Dolph Lundgren. Insomma tutti gli amici di Sly. In mezzo a questo film, indipendentemente dalla loro inedia soggettiva, dalla loro demenzialità di genere, c'è una storia su ogni personaggio del cast. Attori che erano, per chi quei film li ha visti e li ha vissuti, delle icone di machismo, che dopo che li vedevi, andavi a giocare per strada imitando le loro mosse, sentendoti FORTE. Sono come i cartoon manga degli anni '80, NON SONO REALI; sono figure che hanno un motivo, che ci rendono nell'età della ragione consapevoli che non servono a un bel nulla, ma che da ragazzi ci hanno reso felici, colmandoci la mancanza di un giocattolo della hasbro o della mattel. Perché allora intellettualizzare questo film? Perché darsi un motivo per non andare a vederlo? «No assolutamente, non ci vado c'è Schwarzenegger che è repubblicano, no mi va di dare soldi a quei vecchi rincoglioniti gonfiati di botox». Sì, hai tutta la libertà di farlo, nessuno t'impone di vederlo; certo è estate e se quella sette euro vuoi spendertela diversamente, tipo comprare un mojito o una capirinha, sei sempre libero di farlo, ma ti prego non farmi giri di parole su questo film. Pertanto credo che nemmeno debba essere fatta una recensione su una pellicola del genere, perché in quel cast, esclusi ovviamente Scott Adkins e Statham, il resto è storia. I sopracitati anche quando non recitano sono cinema; quel cinema! Certo non parliamo di cinema d'autore, ma nemmeno, se andassimo a vederlo, dobbiamo colpevolizzarci che siamo andati a vedere un film capitalista, guerrafondaio, antivietnamita e/o repubblicano. Abbiamo visto un film d'azione. Ecco preferirei dire siamo andati a divertirci coi nonni dell'azione, con chi l'ha resa commerciale; quelli che erano onnipresenti nei titoloni di cassetta delle impolverate videoteche. E non starei perciò a crogiolarmi sul perché o sul per come si fa ad andare a vedere un film così, perché quì l'iconografia e l'idolatria del cinema ludico action ritrovano la loro essenza, dopo più di vent'anni d'assenza. Videmus!
Jason Statham ha già collaborato con il regista Guy Ritchie, era nel cast di Lock, Stock and Two Smoking Barrels (1998), film rivelazione per entrambi. Ne La Furia di un Uomo (2021), su Prime Video dal 27 dicembre 2021, Ritchie dirige di nuovo Statham che veste i panni di "H", un ibrido tra un John McClane e un Bryan Mils di Io vi Troverò e che dispensa battute ermetiche e ossa rotte in quantità uguali. Detta così pare si tratti di un b-movie qualsiasi, ma, fortunatamente, non lo è. Guy Ritchie è un regista abile nel ricomporre sceneggiature lineari attraverso il montaggio disorganico e le riprese poliedriche. Alcuni suoi lavori sono azzeccati (gli Sherlock Holmes , The Gentlemen , Snatch ), altri un po' meno ( King Arthur , Aladdin e il remake/floppone Swept-Away ). Con La Furia di un Uomo Guy Ritchie, invece, si è mantenuto in bilico, raggiungendo un equilibrio tra action tradizionale e heist movie . La Furia di un Uomo, da quello che si legge in giro, è un remake...
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