Passa ai contenuti principali

Il lavoro democratico

Patatrac! Ed è franato quel tetto fragile che c'è tra l'uomo e la sua dignità. Oggi, per mantenere un certo stile di vita, devi adeguarti ad un certo tipo di lavoro; lavoro non più indeterminato, ma determinato, somministrato, liquido, collaborativo, occasionale, a chiamata, a reperibilità, insomma, un lavoro fantomatico nella sua natura contrattuale. Qualcuno si chiederà perché tutto questo? Volete sapere il perché? Bene... per schiavizzare! Sfruttare. Demotivare e fagocitare la dignità di ognuno di noi. Possiamo mai dare una nota di merito al socialismo, alla democrazia, al progresso e al liberismo? No! Sono fattori causali di ciò che stiamo vivendo. Il lavoro inteso come produzione è iniziato con la rivoluzione industriale, processo delle grandi manovre socialiste e relative battaglie sindacali nel Regno Unito. Quindi si è così, successivamente, consolidata con il taylorismo e il fordismo, il sistema di produzione di massa con tempi ridotti, in poche parole: la catena di montaggio. Uno potrebbe dire: «vabbè dai, prima era così... oggi è diverso». Diverso un paio di palle! Perché in questo periodo storico, tutta la frammentazione professionale, a partire dai lavori con contratti di un mese, tre mesi, con cosiddetta possibilità di proroga, non sono altro che strategie avviate dalle grandi aziende per rispiarmiare e non sentirsi dire che non assumono. Ad esempio, molto frequente è l'assunzione avviata in questi mesi d'estate da note società italiane, per sostituire personale andato in ferie. Ai nuovi e precari assunti, in gran parte giovani e laureati, non viene nemmeno somministrata un'adeguata formazione, vengono gettati a fare un lavoro di cui nemmeno sanno l'esistenza. Ogni professione si regge sulle tecniche e le strategie, quì no, o accetti il tutto così com'è, oppure rifiuti il tuo saltuario e "fortunato" stipendio. Questa è la democrazia. Dunque essa non esiste nell'esplicazione dell'uguaglianza. Se ci ragioniamo sopra la democrazia fa sì che sia una maggioranza a decidere di governare. Ma a volte mi chiedo. Chi mi dice che la maggioranza ha sempre ragione? Il modello di Asch mi mette in chiaro che tutto dipende dal comportamento delle singole persone. 2+2=4; ma se un tavolo di sei persone, in cui cinque di queste si mettono d'accordo nel dire che 2+2 è uguale a 3, mentre uno appura 4, quest'ultimo secondo la democrazia ha torto! Cioè avrà torto anche nel giusto. Se io dico che il lavoro di oggi (e di ieri) è schiavismo, per i democratici in giacca e cravatta avrò torto. Lavori sottopagati in cui ognuno di noi verrà mobbizzato anche per cinque euro. Perché è questo ciò che vuole un governo, ciò che vuole una democrazia. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Il Mezzogiorno in "crisi apparente"

Se nel periodo invernale si giocava sul problema della crisi e delle persone che non riuscivano ad arrivare a fine mese, adesso, durante l'estate ci si dimentica che in fin dei conti non stiamo poi così male. L'estate è il momento in cui tutti si concedono la vacanza e l'Italia di mete ambite ne ha non poche: la Sardegna, la Calabria, l'Emilia-Romagna e la Puglia. Ed è proprio quest'ultima che sta spopolando soprattutto nelle zone del basso Salento: Otranto, Santa Maria di Leuca e Gallipoli. I flussi turistici sono variegati, molti napoletani, romani, toscani, ma anche Veneti e Lombardi. Una meta calda, poi specialmente, in questo mese dove si son sfiorati anche i 40° gradi all'ombra, e dove si vive l'estate intensamente. La movida notturna non manca con le discoteche all'aperto più note del salento: Guendalina, Quartiere Latino, Rio Bo, Casablanca, ecc... I servizi di ristorazione sono buoni, anche i prezzi, insomma, divertirsi a costi bassi. L'

La Furia di un Uomo, la recensione

Jason Statham ha già collaborato con il regista Guy Ritchie, era nel cast di Lock, Stock and Two Smoking Barrels (1998), film rivelazione per entrambi. Ne La Furia di un Uomo (2021), su Prime Video dal 27 dicembre 2021, Ritchie dirige di nuovo Statham che veste i panni di "H", un ibrido tra un John McClane e un Bryan Mils di Io vi Troverò e che dispensa battute ermetiche e ossa rotte in quantità uguali. Detta così pare si tratti di un b-movie qualsiasi, ma, fortunatamente, non lo è. Guy Ritchie è un regista abile nel ricomporre sceneggiature lineari attraverso il montaggio disorganico e le riprese poliedriche. Alcuni suoi lavori sono azzeccati (gli Sherlock Holmes , The Gentlemen , Snatch ), altri un po' meno ( King Arthur , Aladdin e il remake/floppone Swept-Away ). Con La Furia di un Uomo Guy Ritchie, invece, si è mantenuto in bilico, raggiungendo un equilibrio tra action tradizionale e heist movie . La Furia di un Uomo, da quello che si legge in giro, è un remake

Oppenheimer: quando distruzione e resurrezione coincidono

È superfluo usare l’appellativo “bello” per definire il nuovo film di Cristopher Nolan, sarebbe più appropriato “sorprendente”. J. Robert Oppenheimer, conosciuto ai più come “il padre della bomba atomica”, racchiuse in sé un gigantesco scrupolo di coscienza, che qui è raccontato in tre ore tormentate. Benché Oppenheimer (2023) ripercorra la vita turbolenta del fisico americano, che ha contribuito prima allo studio astratto e dopo alla ricerca e sviluppo empirico della bomba atomica, resta, comunque, un dramma sulla coscienza di un genio che concepisce la sua creatura e che la porta alla conoscenza collettiva, divenendo “errore cosmico”: condannando uomini, donne e bambini a quelle sventure che furono Nagasaki e Hiroshima. La sceneggiatura è basata su “American Prometheus”, libro biografico scritto da Kai Bird e Martin J. Sherwin nel 2005. Oppenheimer divenne chief del “Progetto Manhattan” dal ‘42 al ‘46; egli si fece costruire un laboratorio nel deserto di Los Alamos, nel Nuovo Messic