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Jack Reacher e il Cruise-show

Forse è il Cruise show? Chiamatelo come volete, perché Jack Reacher è un film che inchioda alla sedia, nonostante alcune sottese sbavature di eroismo all’americana e colluttazioni corpo a corpo, con armi bianche, tipiche delle pellicole anni ’90, il film convince, piazzandosi tra il prodotto commerciale e quello di genere. Tom Cruise ha più di cinquant’anni, ma ha la stessa energia del pivello di Risky Businness; certo la stazza ormai è da palestrato tutto pesi e steroidi, però nei ruoli d’azione ci sa fare. Tratto da “One Shot” bestseller di Lee Child: tutto ha inizio con una strage di civili, da parte di un cecchino; e sarà questo a far aprire una serie d’interrogativi, quando proprio lo stesso cecchino chiamerà in causa Jack Reacher. Difficile pensare che il film sia un thriller classico, ha tante sfaccettature tipiche del fumetto: inseguimenti in Camaro, tra una sgommata e un testa coda; con quel meccanicismo che ricorda un po’ Mann e tanto Donner. Un film che attira un pubblico generico, commerciale e che tra un paio di mesi probabilmente scorderemo, però il film di McQuarrie (sceneggiatore premio oscar per I soliti Sospetti) funziona, specie quando inquadra le espressioni del regista tedesco (nel film, con un occhio di vetro) Werner Herzog, nella parte “impagabile” di una mente criminale, sempre statica ma dallo sguardo di ghiaccio. Azione, con un pizzico d’intelligenza, ma anche con qualche exagération in salsa repubblicana. 

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