Si legge ovunque che c'è in Italia un rovinoso decadimento del linguaggio. Non mi riferisco tanto alla "parolaccia" in sé, di uso comune nel popolo (volgo) come legame sociale anche di gruppo e se vogliamo anche di riavvicinamento alle origini della propria terra; anzi c'è un vero e proprio declino del logos in tutti i suoi significati, sia come causa e sostanza del mondo, sia come Verbo incarnato secondo la teologia cristiana. Dove ce ne accorgiamo? Dagli atteggiamenti di tutti i giorni. I rapporti interpersonali si sono raffreddati. Oggi con i social network si comunica da tastiera a tastiera, credendo di aver raggiunto uno scopo pacificatore, chiarificatore con l'altro, ma non è così. Chi interagisce a livello informatico, interagisce mediante un calcolatore. Nel linguaggio informatico e informatizzato non c'è l'espressione del viso, la smorfia, la gestualità; non c'è niente. Ecco perché poi quando ci s'incontra faccia a faccia non si riesce a dire o ad "agire". Questo è quello che sta accadendo anche oggi nel dibattito politico: l'incontro di ieri tra Bersani e i Pentastellati non poteva mai raggiungere uno scopo. Due modi di comunicare assolutamente differenti. Bersani (PD) rappresenta la politica dell'incontro, quella delle assemblee, dei direttivi inconcludenti, delle decisioni per alzate di mano, in pratica di quella democrazia applicata fisicamente, con i suoi pro e i suoi contro; il M5S invece pratica la democrazia del web: che ha un linguaggio libero, che usa anche la parolaccia, dove c'è gente d'ogni estrazione sociale e con radici politiche tra le più disparate, sostanzialmente più eterogeneo, ma meno adatto al confronto alla vecchia maniera. Quell'incontro di ieri è paragonabile ad un anziano signore che cerca di farsi spiegare da un ragazzino di quindici anni quale sia lo scopo dell' harlem shake. Forse tutto si ridurrà all'essenziale? Bauman l'aveva anticipato, teorizzando la società liquida, nella quale tutto è più veloce, facilmente malleabile, causa il consumismo, la globalizzazione e la macchina della paura.
Se nel periodo invernale si giocava sul problema della crisi e delle persone che non riuscivano ad arrivare a fine mese, adesso, durante l'estate ci si dimentica che in fin dei conti non stiamo poi così male. L'estate è il momento in cui tutti si concedono la vacanza e l'Italia di mete ambite ne ha non poche: la Sardegna, la Calabria, l'Emilia-Romagna e la Puglia. Ed è proprio quest'ultima che sta spopolando soprattutto nelle zone del basso Salento: Otranto, Santa Maria di Leuca e Gallipoli. I flussi turistici sono variegati, molti napoletani, romani, toscani, ma anche Veneti e Lombardi. Una meta calda, poi specialmente, in questo mese dove si son sfiorati anche i 40° gradi all'ombra, e dove si vive l'estate intensamente. La movida notturna non manca con le discoteche all'aperto più note del salento: Guendalina, Quartiere Latino, Rio Bo, Casablanca, ecc... I servizi di ristorazione sono buoni, anche i prezzi, insomma, divertirsi a costi bassi. L'
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