Quando
compriamo un medicinale la prima cosa che facciamo, prima di assumerlo, è
leggere il foglietto accluso alla confezione del farmaco, per capirne gli
effetti collaterali. Gli effetti collaterali, però, ci sono anche nella vita di
tutti giorni; le abitudini, le fissazioni talune volte possono degenerare,
dando luogo così a situazioni spiacevoli. Soderbergh gira in una Manhattan dai
colori smorti, con una fotografia che ha come soggetto elettroluminescenze
metropolitane e che si sposa bene con la suspense hitchcockiana della
sceneggiatura. La storia racconta proprio della malattia che affligge la gran
parte delle popolazioni del XXI secolo, cioè la depressione; Martin (Channing
Tatum) ed Emily (Rooney Mara) sono una coppia di successo. Sin quando uno
psichiatra affermato (Jude Law) prescriverà proprio ad Emily, un medicinale (un
calmante?) appena sponsorizzato che le darà effetti imprevisti. Dirla così è
riduttivo perché nel meccanismo narrativo c’è un intreccio piacevole il quale
rende raffinata e godibilissima la visione della pellicola. Il film è ricco di
colpi di scena; arrivano come picchi che si sovrappongono al ritmo lento. Non
si può svelare, quindi, nessun dettaglio della storia perché ogni particolare
serve a ricostruire la verità sul finale, proprio come i tasselli di un puzzle
sparsi per gli angoli di una stanza. Un mix di noir, thriller e spy story che
non preclude nessun’aspettativa per gli amanti del genere.
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