Passa ai contenuti principali

All'appello, sinistra: assente


Non c'è mai stata in questo paese una sinistra. Rivedendo Aprile di Nanni Moretti, ci accorgiamo che l'Italia del '94, è tale e quale a quella attuale. Il regista, nel ruolo di se stesso, vorrebbe girare un documentario sulle sfumature politiche di un paese totalmente confuso; proprio perché confuso, è impossibile dar vita ad un documentario, quindi riflettendoci gli passa pure la voglia di girare. Non si trovano nemmeno le risposte alle innumerevoli domande che il paese pone. Le manie secessioniste della Lega Nord, il lassismo di una sinistra rimasta incapace di liberarsi dallo stalinismo e dal settarismo (ancor adesso vigenti anche se non dichiarati). La destra individualista che fa capo a Berlusconi, unico mèntore e santone di un marketing politico, che inventerà negli anni a venire la "persecuzione da parte della magistratura". Sì in effetti verrebbe davvero bene... non un documentario, ma un film alla Lynch. La sinistra ha avuto una deriva indecente, poiché ferma  ed interdetta a decidere per il suo futuro. Oggi, ci sono addirittura dei movimenti, delle correnti, degli orizzonti di senso, nati all'interno del pd per avvicinare il sentimento di sinistra che ormai non esiste più, pensate un po'. Eppure sono passati quasi vent'anni, ma nonostante le crisi di partito, le modifiche delle nomenclature - non quelle con la "k" - e gli sporadici abbandoni  dalla scena politica da parte di veltroniani, bertinottiani e prodiani, niente è cambiato. L'antidoto al fallimento potrebbe essere un'apertura al pensiero rinnovato, allontanando tutti quei politici fàtui, i quali sono promotori di una politica rissosa e divistica che è il contrario della solidarietà. Non credo esistano gli psicoterapeuti per i partiti, ma per i loro dirigenti sì.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il Mezzogiorno in "crisi apparente"

Se nel periodo invernale si giocava sul problema della crisi e delle persone che non riuscivano ad arrivare a fine mese, adesso, durante l'estate ci si dimentica che in fin dei conti non stiamo poi così male. L'estate è il momento in cui tutti si concedono la vacanza e l'Italia di mete ambite ne ha non poche: la Sardegna, la Calabria, l'Emilia-Romagna e la Puglia. Ed è proprio quest'ultima che sta spopolando soprattutto nelle zone del basso Salento: Otranto, Santa Maria di Leuca e Gallipoli. I flussi turistici sono variegati, molti napoletani, romani, toscani, ma anche Veneti e Lombardi. Una meta calda, poi specialmente, in questo mese dove si son sfiorati anche i 40° gradi all'ombra, e dove si vive l'estate intensamente. La movida notturna non manca con le discoteche all'aperto più note del salento: Guendalina, Quartiere Latino, Rio Bo, Casablanca, ecc... I servizi di ristorazione sono buoni, anche i prezzi, insomma, divertirsi a costi bassi. L'

La Furia di un Uomo, la recensione

Jason Statham ha già collaborato con il regista Guy Ritchie, era nel cast di Lock, Stock and Two Smoking Barrels (1998), film rivelazione per entrambi. Ne La Furia di un Uomo (2021), su Prime Video dal 27 dicembre 2021, Ritchie dirige di nuovo Statham che veste i panni di "H", un ibrido tra un John McClane e un Bryan Mils di Io vi Troverò e che dispensa battute ermetiche e ossa rotte in quantità uguali. Detta così pare si tratti di un b-movie qualsiasi, ma, fortunatamente, non lo è. Guy Ritchie è un regista abile nel ricomporre sceneggiature lineari attraverso il montaggio disorganico e le riprese poliedriche. Alcuni suoi lavori sono azzeccati (gli Sherlock Holmes , The Gentlemen , Snatch ), altri un po' meno ( King Arthur , Aladdin e il remake/floppone Swept-Away ). Con La Furia di un Uomo Guy Ritchie, invece, si è mantenuto in bilico, raggiungendo un equilibrio tra action tradizionale e heist movie . La Furia di un Uomo, da quello che si legge in giro, è un remake

Oppenheimer: quando distruzione e resurrezione coincidono

È superfluo usare l’appellativo “bello” per definire il nuovo film di Cristopher Nolan, sarebbe più appropriato “sorprendente”. J. Robert Oppenheimer, conosciuto ai più come “il padre della bomba atomica”, racchiuse in sé un gigantesco scrupolo di coscienza, che qui è raccontato in tre ore tormentate. Benché Oppenheimer (2023) ripercorra la vita turbolenta del fisico americano, che ha contribuito prima allo studio astratto e dopo alla ricerca e sviluppo empirico della bomba atomica, resta, comunque, un dramma sulla coscienza di un genio che concepisce la sua creatura e che la porta alla conoscenza collettiva, divenendo “errore cosmico”: condannando uomini, donne e bambini a quelle sventure che furono Nagasaki e Hiroshima. La sceneggiatura è basata su “American Prometheus”, libro biografico scritto da Kai Bird e Martin J. Sherwin nel 2005. Oppenheimer divenne chief del “Progetto Manhattan” dal ‘42 al ‘46; egli si fece costruire un laboratorio nel deserto di Los Alamos, nel Nuovo Messic