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Locke

È un film indipendente, a basso budget, però con un alto grado di tensione. Locke, del regista britannico Steven Knight (sceneggiatore di Piccoli Affari Sporchi e La Promessa dell'assassino), ha pochi “effetti speciali”: la tensione e ovviamente l'interpretazione di Tom Hardy (Il cavaliere oscuro-Il ritorno, Bronson). Il film, girato con un solo attore, usa la logica di molte altre pellicole: Buried, Moon, In Linea con l'assassino, Gravity. Ivan Locke (Tom Hardy) è un ingegnere edile esperto in colate di calcestruzzo, che in ottantacinque minuti (durata reale del film) riesce a rovinare la sua vita. Gli eventi si sviscerano nelle innumerevoli chiamate che gli arrivano sul telefono bluetooth del suo SUV. Perché il film è girato interamente in un’auto, in viaggio da Birmingham a Londra. I picchi di tensione sono le conversazioni telefoniche le quali s’intrecciano e iniziano a cambiare il destino del personaggio. Un’opera minimalista che riesce a mantenere lo spettatore “incollato” alla poltrona, grazie all’efficacia dei dialoghi. Un esercizio di stile che riuscirebbe solo a pochi.

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