Sembra
che la vendetta sia dolce per la carriera di Keanu Reeves. E non è per fare
dell’ironia, perché John Wick, diretto dalla controfigura in pensione Chad
Stahelski, è un revenge movie
elegante.
Keanu
Reeves, come si può vedere dalle ultime pellicole, si è cimentato in ruoli d’azione,
che richiamano il cinema orientale. Ruoli non facili, coreografici, quindi
fisici e che lo costringono a combattimenti a corpo a corpo. Ha cinquant’anni
ma ne dimostra trenta. È bene che in questo filone Liam Neeson si guardi le
spalle.
John
Wick (Reeves) ha una morale animalista. Ha un cucciolo di beagle, regalatogli
postumo dalla moglie, morta giovane a causa di una malattia. Wick vive in una
casa da far invidia anche a Bill Gates e ha una macchina vintage con la quale
fa sgommate in aeroporto per scaricarsi. Poi una bella mattina va fare benzina
e incrocia alcuni gangster russi che lo dileggiano; alla sera Wick se li ritrova in
casa che gli razziano qualsiasi cosa e il cucciolo incontra pure un destino
crudele. Adesso è troppo! Non l'avete fatto ad uno qualsiasi, ma a John Wick (in passato killer di professione). Caso vuole che uno dei banditi russi sia figlio di un
boss per il quale lavorava Wick. Così John si arma di tutto e va ad ammazzare
chiunque gli passi davanti. Combattimenti a corpo a corpo, all’arma bianca,
sparatorie virtuosistiche che sembrano danze. Qui gioca un ruolo importante la dinamica, non solo dei corpi, ma anche del montaggio ritmico. Un film che riecheggia gli action ‘80/’90, ma lo fa con originalità
ed eleganza stilistica molto vicina a certi film d’azione sudcoreani.
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