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Ant-Man: una piccola delizia



La Marvel Studios sembra non abbia esaurito ancora del tutto le idee e la creatività. Andare a spulciare dagli scaffali della fumetteria eroi sconosciuti al grande pubblico e portarli alla ribalta sul grande schermo, potrebbe comportare dei rischi. Nella fattispecie di Ant-Man non lo è stato per niente. Diretto da Peyton Reed (Abbasso l'amore), scritto a più mani da Joe Cornish e Edgar Wright, Ant-Man - il film riduce le proporzioni fisiche dell'eroe per portarlo ai livelli del mito.
Scott Lang (Paul Rudd) è appena uscito da galera. Deve ricominciare daccapo la sua vita. Ha bisogno quindi di ritessere i rapporti con la sua bambina, che vive con la sua ex-moglie e con il nuovo compagno. Lang sa che è molto difficile, soprattutto quando trova un lavoro e poco dopo lo perde. Perciò sfodera le sue competenze, quelle di ladro. Lang, infatti, è un mago del furto con una certa reputazione. Al momento la scoperta scientifica dello scienziato Hank Pym (Michael Douglas), profanata negli anni ottanta, sta per essere usata per scopi militari dal megalomane Darren Cross. Il restringimento di particelle ideato da Hank Pym ha lo scopo di miniaturizzare la materia. Pym ora vuole fermare la funesta ambizione di Cross e, siccome è troppo anziano per servire la causa, pensa bene di assoldare Lang. L'ambitus teatrale configura l'eroe come protagonista o di commedie oppure di tragedie come nella narrazione mitologica. Ebbene Ant-Man (letteralmente uomo formica) non è una tipologia di eroe Marvel che trasuda nazionalismo, anzi è privo di morale: "L’eroe dal percorso inverso", si potrebbe dire "l'Antieroe". Perché quando Lang indosserà la tuta, datagli da Pym, la visione del mondo cambierà e cambierà anche quella dello spettatore. Tutto ciò che prima nel film appare insignificante per via della standardizzazione delle forme, dopo diventa enorme, gigantesco e titanico rispetto al punto di vista di Lang/Ant-Man. Un prato inglese può diventare una foresta; una tubazione dell'acquedotto, un tunnel interminabile e un circuito di server informatici, i grattacieli di una metropoli. Talvolta ci sono cose che si risolvono facendosi piccoli, diventando insignificanti alla vista ma non inutili alla causa, dove ingrandirsi e rimpicciolirsi con l'uso di un bottone diventa metafora delle distanze sociali che ci differenziano come persone. I supervisori degli effetti speciali Daniel Sudick e Jake Morrison (The Avengers, Iron Man, 300) deformano le proporzioni, trasformando gli oggetti del quotidiano, gli arredamenti e le architetture in realtà aumentate. Perché Ant-Man è una pellicola micro-eroica che fa della prossemica il suo baluardo. Una piccola delizia.
 

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