Steven Spielberg ha detto: "mi guadagno da vivere sognando". GGG - Il Grande Gigante Gentile è il riadattamento del libro The BFG di Roald Dahl, che di favole se ne intendeva (La Fabbrica di Cioccolato, Matilda).
Un'orfanella di nome Sophie (Rubino Barnhill) ha un incontro amichevole con un gigante insolito. Scarno e smilzo, il gigante dall'animo "gentile" si mostra subito diverso dagli altri simili, dai quali è anche emarginato, perché a differenza di loro, lui non ama mangiare gli "esseri urbani" (appellativo dei colossi per definire gli esseri umani).
È una favola per bambini e per adulti. Il merito va anche alla compianta sceneggiatrice Melissa Mathison che ha saputo dosare il fantastico con il reale, senza mai rompere l'alchimia favolistica. Non si fa fatica a capire che quel gigante buono, interpretato in motion capture da Mark Rylance (premio Oscar per Il Ponte delle Spie), sia poi l'alter-ego di Spielberg.
Un'opera tecnicamente incantevole, fine che vuole essere da un lato un self-devoted e dall'altro un autodafé, perché solo un "Gigante" del cinema come Steven Spielberg, che ci ha regalato E.T., Jurassic Park e Incontri ravvicinati del terzo tipo, ha l'imprimatur di creare sogni in celluloide.
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