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Get Out - Scappa: pensaci due volte prima di entrare in famiglia


Nel cinema di genere ci sono delle regole. In questa pellicola, il regista Jordan Peele le rispetta tutte, sia quelle dell’horror sia quelle della commedia (o meglio della satira antropologica); il cucchiaino da thé, diventa l’incubo permanente dello spettatore (chi vedrà capirà).

Jordan Peele viene dal mondo della comicità televisiva e nonostante ciò "Get Out" lo fa funzionare abbastanza bene. In questo film horror, con venature splatter nella parte finale, l'orrore siamo noi, è la borghesia americana, che si vuole discostare a tutti i costi dal definirsi razzista, prendendo un approccio con l’altro (nel film il protagonista di colore Chris) talmente così buonista da essere altrettanto pericoloso.

Scappa - Get Out è audace, provocatorio, divertente.

"Get Out" parte dal presupposto di Indovina chi viene a cena? (1967).
La provocante Rose (Allison Williams) porta il suo nuovo ragazzo, Chris (Daniel Kaluuya), a casa dei suoi, per presentarlo. Il padre è un neurochirurgo (Bradley Whitford) e la madre è una psichiatra esperta in ipnosi (Catherine Keener).

Questi accolgono Chris a braccia aperte, Chris non può fare a meno, però, di notare anche che gli altri neri presenti in casa, una donna delle pulizie e un giardiniere, lavorano lì proprio “come se fossero schiavi del ‘700” senza mai dire una parola e in evidente stato catatonico.

Utilizzando gli stereotipi horror e la giusta suspense hitchcockiana, Peele trasforma il povero Chris da predatore a preda, in un rush finale che diverte e repelle come sa fare l’horror, ma anche con una superficialità sbrigativa che è insita nella metafora.

Esteticamente, il regista dimostra una profonda conoscenza dell’horror e delle sue regole stilistiche. La fotografia è ferma e precisa, si focalizza sui primi piani e sui dettagli, così da generare un profondo senso d’inquietudine.


Colonna sonora e suoni emessi dagli oggetti si mescolano al meccanismo voluto da Peele per sviluppare un’opera davvero originale, che fa riflettere e sugli stereotipi di genere e sul perbenismo di classe.


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