Un uomo di ottant'anni, Earl Stone (Clint Eastwood), resta al verde in seguito al pignoramento della sua attività di floricultura. Per una circostanza imprevista, proprio quando un anziano dovrebbe godersi il tanto atteso pensionamento, gli viene offerto un lavoro: Earl deve semplicemente guidare. Per chi? Per trasportare cosa? A sua insaputa, Earl ha appena firmato come corriere; agli astanti il resto...
Clint Eastwood, che nella sua carriera d'attore e cineasta ha annoverato capolavori come Gli Spietati (1992) e Gran Torino (2008), qui ci parla ancora di senilità, arrivando addirittura a toccare il filosofico e il senso del tempo. Un'opera intima che non lascia spazio alla retorica buonista, anzi demistifica la morale perbenista americana; è un Eastwood pragmatico, che dà un significato ben preciso al denaro, il cui potere rende per forza di cose immorali. Ispiratosi a un fatto di cronaca pubblicato sul "New York Times" dal freelance Sam Dolnick, Clint Eastwood ne fa un film western che al posto dei cavalli ha i pick-up, modulato da toni crepuscolari e con la presenza di congetture su vita, morte e trasformazioni sociali. Curiosi i suoi punti di vista sugli smartphone e sull'utilizzo smodato di internet. Seppur Bradley Cooper sia comunque credibile nei panni dell'agente DEA Colin Bates, difficilmente sarà ricordato. Un film che ha una certa intensità, piacevole, ma non uno dei suoi migliori.
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