Talvolta si sente un forte bisogno di “disimpegno”. I film d’azione contribuiscono al disimpegno. Essi sono il deterrente al politicamente corretto. Insomma non chiedono tanto, ma per quel giusto che offrono, sono in grado di renderti felice per novanta minuti. Allora ecco che tu, di là con gli anni, con quello sguardo malinconico come se stessi guardando dei bambini giocare a calcio per strada, ricordandone la tua infanzia, ne contempli le assurdità che scorrono sullo schermo; e quel senso (anche se quelle scene un senso non ce l’hanno) di protezione che trasmettono negli amanti del genere, è quasi rassicurante, diciamocelo: è impareggiabile. Se volete disimpegnarvi, c’è sempre Final Score (2018) di Scott Mann. Il film, sia chiaro, ha trovato spazio nell’universo dell’on demand, ed è già una fortuna che l’abbia trovato. Distribuito dalla Leone Film Group, capace di vedere avanti prediligendo film di genere, Final Score è un esempio tangibile di azione di Serie B (o C). Final Score non si arena soltanto in paradossi, capaci di strappare momenti d’ilarità, ma affonda nelle “mazzate”, nelle lotte all’arma bianca sanguinolente. Inoltre non mancano inseguimenti, salti pirotecnici e sparatorie in stile John Woo (da quant’è che non le vedevo!). Il nostro eroe è Michael Knox, Dave Bautista quello de I Guardiani della Galassia, l’ammasso di muscoli. È pachidermico, è pesante, “corre” a natiche strette; sarebbe bastata più sedentarietà per una mole come la sua. In Commando (1985), il buon Schwarzy camminava più lento di un carro armato. A fargli da contorno al gigante Bautista ci sono Ray Stevenson e Pierce Brosnan. Il soggetto, scritto dai fratelli Lynch assieme a Jonathan Frank, racconta del ritorno a casa, in Inghilterra, dell’ex-soldato Knox (Bautista), che va a trovare la moglie di un suo caro collega deceduto in battaglia; altresì decide di portare allo stadio la figlia adolescente del suo compianto amico, per vedere una partita di calcio. Lo stadio con più di trentamila spettatori (ignari) sarà assaltato da un gruppo di terroristi capitanati dal cattivo Arkady (Stevenson), il quale ha come primo obiettivo: trovare il fratello latitante Dimitri (Brosnan) tra gli spettatori. La giostra action comincia così a girare e lo fa bene senza indurci a distogliere lo sguardo dalla tv.
L’uomo qualunque, Knox, deve mantenere la promessa dell’amico scomparso; deve proteggere le persone che ama. Knox deve sfoderare le armi, picchiare, disintegrare giugulari, friggere teste e quant’altro. Perché l’eroe (nella sua straziante comicità) deve darsi agli altri e quindi portare in salvo tutte quelle persone. Un Die Hard dei noantri? Non sia mai. Diciamo un esercizio di disimpegno lodevole.
Se, quindi, i ristoranti a cinque stelle non vi saziano dopo avervi prosciugato quel poco che vi era rimasto nel portafogli, c’è sempre il McDonald’s pronto a darvi momenti di felicità indescrivibili a costi plebei. Au revoir.
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