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The Gentlemen: buoni, brutti e cattivi, ma con stile

The Gentlemen (2020) ricalca nella forma il cinema degli esordi di Guy Ritchie, da Lock and Stock (1998) a Snatch (2000).

Guy Ritchie, stilisticamente parlando, è un post-tarantiniano; fa un discreto uso della violenza, del linguaggio sporco, incastonando il tutto nello humour inglese. Per intenderci: nei film di Ritchie trovi il cattivissimo ragazzo vestito con la giacca di tweed che sorseggia un thè o un whisky, ma picchia come un perfetto hooligan.

Tra azione, commedia e traboccamenti di testosterone, il regista di Hatfield smonta la narrazione. Spiazza, con un colpo di pistola, già dall’incipit. E via via ruota e si snoda un vero e proprio cubo di Rubik narrativo.

Un ricattatore, un certo Fletcher (Hugh Grant) che lavora per un tabloid, vuole 20 milioni di verdoni da Ray (Charlie Hunnam) che è il braccio destro del boss Mickey Pearson (Matthew McConaughey). Fletcher minaccia di spiattellare in una sceneggiatura vita, morte e miracoli del boss della marijuana. Attraverso il plot di Fletcher vediamo l’articolarsi della vicenda, un po’ come fece Bryan Singer ne I soliti sospetti con Kayser Söze. È qui che si rompe la quarta parete e si aprono rimandi e citazioni al cinema moderno.
 
Mickey Pearson, americano trapiantato in Inghilterra, deve mantenere a denti stretti il suo Impero del traffico di droghe leggere; Pearson fa accordi con un compratore e cerca di imporre la sua gerarchia, ma non tutto andrà secondo i piani, specie in un mondo come quello dello spaccio dove l’imprevisto è dietro l’angolo.

The Gentlemen è un film affascinante, pieno di colpi di scena, gags esilaranti e azione. E gli attori sono tutti pezzi da novanta: Matthew McConaughey, Colin Farrell, Charlie Hunnam, Hugh Grant e Jeremy Strong; il personaggio “Il Coach” penso sia riuscitissimo e cucito alla perfezione su Colin Farrell.

È un film teatrale, intelligente, che non si prende sul serio, crudo e un po’ dissennato. Funziona nel complesso e anche nelle singole parti.

In questo frangente storico di nichilismo culturale, cinematografico e democratico dovuto all’epidemia di SARS-CoV-2, ci restano le piattaforme TV (purtroppo) con la loro bulimia di contenuti e questo piccolo gioiellino (tarato per il Cinema) disponibile su Prime Video, ci ricorda che prima o poi in sala ci dobbiamo tornare.

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