Considerata la location è deducibile che la pellicola riservi un trattamento speciale all'alcol; in verità, c'è una base narrativa di racconto di formazione abbastanza lineare quanto dimenticabile, in cui l'alcol fa da connettore.
Non ho letto il libro, ma dal film si capisce che Moehringer ha avuto un periodo della sua vita con un buon tasso alcolemico. J. R. è interpretato da Tye Sheridan, che beve tranquillo durante i giorni in un bar di Long Island, in cui il barista è suo zio Charlie (Ben Affleck). Tutti vorremmo (fortuna chi l'ha avuto!) avere uno zio Charlie; uno che ti dà consigli sulla vita, ti dice quali romanzi leggere e dispensa perle di saggezza mentre pulisce il bancone del bar e serve Martini Dry.
La figura dell'alcol è decentrata in questa storia, perché è plasmata nel personaggio interpretato da Max Martini, ovvero, il padre naturale di J. R. che fa il vocalist radiofonico (The Voice) e picchia le donne. Ed è proprio la figura del "padre", che innesca in J. R. l'importanza degli insegnamenti di zio Charlie, padre putativo che lo indirizzerà nelle scelte future della vita.
La sceneggiatura è scritta da William Monahan (The Departed, London Boulevard) e ha un plot quasi da Giffoni Festival (ma questa non è una deminutio) che racconta la vita di un ragazzo che vuole diventare scrittore e che, malgrado il "vizio irlandese", riesce a studiare e cominciare a scrivere.
In quest'era di "bombardamento" di contenuti, siamo, costantemente, esposti ad informazioni, immagini e video anche pesanti, che toccano temi complessi e che non danno tempo allo spettatore di metabolizzarli. La coppia Clooney/Monahan, qui invece, ha puntato sulla leggerezza.
L'ambientazione e i costumi toccano la fine degli anni '60, i '70, gli '80 e i '90 con uno stile per nulla patinato, ma funzionale al racconto. Tye Sheridan è bravo ad incarnare il ragazzo disilluso; Affleck è tarato nel fare lo zio mezzo wop ed intellettuale. Insomma, la famiglia di Moehringer dal nonno scorreggione e laureato (Christopher Lloyd) alla mamma (Lily Rabe) mi ricorda certe famiglie narrate da John Fante.
Tender Bar -Il bar delle grandi speranze (2021) è un film piacevole, capace di trasmettere leggerezza e calore, magari dopo una pinta di birra o con una pinta durante la visione (però a casa, purtroppo davanti alla tv, perché ancora è tempo delle grandi greenpassate).
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