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Top Gun: Maverick, la recensione

Top Gun: Maverick
preme, nello spettatore, l'interruttore della nostalgia, almeno per gli over 40 odierni, che nel 1986 videro il Top Gun di Tony Scott; ecco, per loro ci sarà qualche lacrimuccia, ma per i loro figli sarà intrattenimento standard.

Il regista, in questa tornata, è Joseph Kosinski (Tron: Legacy, Oblivion) e pare sia specializzato nel dar vita a remake e sequel, che facciano onore agli originali. Tron: Legacy, ad esempio, è straordinario, ci sono trovate stilistiche innovative e vederlo ancora oggi è sempre attuale, stiamo parlando di un film di dodici anni fa.

Tornando a Top Gun: Maverick, potremmo definirlo perfino migliore dell'originale (magari nella forma, senza sbilanciarsi); anche qui, non manca la retorica patinata da un patriottismo sfacciato, ma quanto a tecnica visiva, si vede una notevole evoluzione.

Kosinski ha cercato di mantenere quei totem stilistici, delegando la fotografia a Claudio Miranda, che ha fatto ampio uso della silhouette per immortalare i piloti, anche nei momenti di una partita a rugby sulla spiaggia, facendo risultare il tutto molto "effetto poster anni '80".

L'assetto narrativo è infantile; trattandosi di genere bellico/patriottico c'è d'aspettarselo che la sceneggiatura sia meno complessa di un Me contro Te Il Film. Infatti, il team di sceneggiatori (non lo scioriniamo, perché ci vorrebbe un salmo) formato da Peter Craig, Christopher McQuarrie, Tim Cash, ecc. non si spinge a delineare gli scenari geopolitici.

Il capitano Pete Mitchell "Maverick" (Tom Cruise), dopo più di trent'anni, prende le redini di una squadra di giovani marines, successivamente ad un caso d'insubordinazione, e si presta a fare lo spin doctor per novelli (per modo di dire) aviatori, pronti per una nuova e rischiosa missione.

E' molto credibile l'attore Miles Teller (Whiplash) nell'interpretare "Rooster" Bradshaw, figlio del "Goose" Bradshaw del primo, che perì in una missione aerea e di cui Maverick ne porta ancora i sensi di colpa. Rooster si presenta con dei baffetti, proprio tali e quali a quelli del padre. Poi, non mancano i cammei come quello di Val Kilmer, visibilmente oberato dai segni della malattia.

Possiamo dire che va delineato un certo perfezionismo nelle scene aeree, davvero coinvolgenti, che si vivono come se si stesse nella cabina di pilotaggio di un aeromobile.

Top Gun: Maverick è un film degli anni '80, però girato con la tecnologia odierna, capace anche di camuffarne, con l'effetto re-aging, i sessant'anni di nonno Tom.

Come cantava Vasco Rossi in Per quello che ho da fare, faccio il militare, dove gli americani sparavano agli Indiani, qui non sapremo mai a chi sparano: gli sceneggiatori hanno voluto rendere anonimo, forse dati i tempi di guerra, il nemico. Potrebbe assomigliare ai russi, oppure agli iraniani, o ai cinesi? Non lo sapremo mai! Scelta ridicola, che andrebbe motivata, per non trattare gli spettatori da totali imbecilli.

La regia è posata, simmetrica e non vira in stacchi isterici, che erano, ad esempio, molto frequenti nei montaggi di Tony Scott (il film ne riporta comunque una doverosa dedica). Top Gun: Maverick è l'anti-Sky Fighters (2005) di Gerard Pires. Il film intrattiene e fa divagare con possanza, in questi tempi di quintana, trasportandoci, per un paio d'ore, in una bolla aerostatica fatta d'azione e divertimento.

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