Passa ai contenuti principali

Ted Lasso – La serie TV con le palle

Quando ho sentito parlare per la prima volta della serie TV Ted Lasso (senza leggere alcunché), già dal titolo e dalla locandina, mi sembrava del genere commedia demenziale tipo quelle dei fratelli Farrelly. Fortunatamente, mi sono sbagliato! Intanto perché Ted Lasso è un antieroe, ma non in senso negativo; il personaggio interpretato da Jason Sudeikis, che sfodera un baffo da far invidia anche a Thomas Magnum, è un uomo educato, nerd quanto basta, ignorante in materia di calcio europeo, perché egli proviene dal mondo del football americano e ha un background motivazionale e una fragilità sorprendenti.

Infatti, di puntata in puntata, vediamo evolvere le tecniche di comunicazione di questo allenatore di calcio che cerca di cambiare prima le persone e poi tutta la squadra. Ecco spiegate le sconfitte plurime del Richmond, la formazione da lui allenata assieme al suo collaboratore Coach Beard (un iconico Brendan Hunt). Beard è un personaggio che sembra cucito più per una pellicola di Wes Anderson o Spike Jonze. È un signore con la barba sui cinquanta, stralunato, che quando proferisce parola, la parola diventa aneddoto epigrafico (infatti ci vogliono un paio di minuti affinché lo spettatore ne riesca a cogliere i giusti riferimenti ipertestuali). 

È davvero ben scritta questa serie TV, disponibile sul servizio di streaming Apple, Apple TV+; soprattutto è sorprendente lo sviluppo dei singoli personaggi chiave - Ted Lasso compreso - resi vicini al pubblico, perché interiorizzano tutte le contraddizioni dell’essere umano. Anche quelli secondari come Nathan Shelley detto Nate (Nick Mohammed) prototipo del frustrato geniale, a tratti odioso e a tratti struggente; la Presidente del Richmond, Rebecca (una carismatica Hannah Wendingham); la maliziosa ed infantile Keeley Jones, una Juno Temple molto più brava qui che nei ruoli borderline per il cinema… il simpatico dalla postura eretta Roy Kent (Brett Goldstein), vecchia gloria del Richmond. A citarli tutti ci vorrebbe un salmo: Ted Lasso è un mosaico di personalità, nel quale lo sport del calcio copre soltanto lo sfondo, mettendo in luce virtù e debolezze della gente, ma ancor più le dinamiche sociali deputate a regolare la vita di gruppo. La serie è sviluppata da Joe Kelly che viene dal Saturday Night Live e dalla sit-com How I meet your mother e da Bill Lawerence creator della serie Scrubs assieme a Brendan Hunt. La serie Ted Lasso è una macchina di narrativa complessa, che analizza le personalità e le dinamiche di gruppo, soprattutto quelle gerarchiche ed aziendali. È curioso quando il Coach Beard, nella seconda stagione, stravaccato con i piedi sulla scrivania sfoglia un libro su “La piramide invertita” (o rovesciata). Cosa c’entri col calcio? Tutto! Riferimento esplicito al fatidico modulo 2-3-5 fatto di passaggi continui (passing game), un giuoco altruistico radicato sul servire i compagni con movimenti triangolari e un albero tattico che vede al vertice il portiere e alla base la linea degli attaccanti. Una squadra per diventare unita deve fondere ogni individualità; questo lo può fare un allenatore che sappia “far dimenticare se stessi”, facendo brillare gli altri. È una serie sulla prossemica, disciplina, teorizzata dall’antropologo Edward Hall, che studia l’uso che gli individui fanno dello spazio sociale e personale. Una serie, Ted Lasso, che dovrebbe essere vista dai politici, dai medici di reparto, dagli imprenditori, da educatori e insegnanti. Ogni stagione (al momento sono tre) è una bibbia della gestione di gruppo. Una vera serie con le palle!

Commenti

Post popolari in questo blog

Il Mezzogiorno in "crisi apparente"

Se nel periodo invernale si giocava sul problema della crisi e delle persone che non riuscivano ad arrivare a fine mese, adesso, durante l'estate ci si dimentica che in fin dei conti non stiamo poi così male. L'estate è il momento in cui tutti si concedono la vacanza e l'Italia di mete ambite ne ha non poche: la Sardegna, la Calabria, l'Emilia-Romagna e la Puglia. Ed è proprio quest'ultima che sta spopolando soprattutto nelle zone del basso Salento: Otranto, Santa Maria di Leuca e Gallipoli. I flussi turistici sono variegati, molti napoletani, romani, toscani, ma anche Veneti e Lombardi. Una meta calda, poi specialmente, in questo mese dove si son sfiorati anche i 40° gradi all'ombra, e dove si vive l'estate intensamente. La movida notturna non manca con le discoteche all'aperto più note del salento: Guendalina, Quartiere Latino, Rio Bo, Casablanca, ecc... I servizi di ristorazione sono buoni, anche i prezzi, insomma, divertirsi a costi bassi. L'

La Furia di un Uomo, la recensione

Jason Statham ha già collaborato con il regista Guy Ritchie, era nel cast di Lock, Stock and Two Smoking Barrels (1998), film rivelazione per entrambi. Ne La Furia di un Uomo (2021), su Prime Video dal 27 dicembre 2021, Ritchie dirige di nuovo Statham che veste i panni di "H", un ibrido tra un John McClane e un Bryan Mils di Io vi Troverò e che dispensa battute ermetiche e ossa rotte in quantità uguali. Detta così pare si tratti di un b-movie qualsiasi, ma, fortunatamente, non lo è. Guy Ritchie è un regista abile nel ricomporre sceneggiature lineari attraverso il montaggio disorganico e le riprese poliedriche. Alcuni suoi lavori sono azzeccati (gli Sherlock Holmes , The Gentlemen , Snatch ), altri un po' meno ( King Arthur , Aladdin e il remake/floppone Swept-Away ). Con La Furia di un Uomo Guy Ritchie, invece, si è mantenuto in bilico, raggiungendo un equilibrio tra action tradizionale e heist movie . La Furia di un Uomo, da quello che si legge in giro, è un remake

Oppenheimer: quando distruzione e resurrezione coincidono

È superfluo usare l’appellativo “bello” per definire il nuovo film di Cristopher Nolan, sarebbe più appropriato “sorprendente”. J. Robert Oppenheimer, conosciuto ai più come “il padre della bomba atomica”, racchiuse in sé un gigantesco scrupolo di coscienza, che qui è raccontato in tre ore tormentate. Benché Oppenheimer (2023) ripercorra la vita turbolenta del fisico americano, che ha contribuito prima allo studio astratto e dopo alla ricerca e sviluppo empirico della bomba atomica, resta, comunque, un dramma sulla coscienza di un genio che concepisce la sua creatura e che la porta alla conoscenza collettiva, divenendo “errore cosmico”: condannando uomini, donne e bambini a quelle sventure che furono Nagasaki e Hiroshima. La sceneggiatura è basata su “American Prometheus”, libro biografico scritto da Kai Bird e Martin J. Sherwin nel 2005. Oppenheimer divenne chief del “Progetto Manhattan” dal ‘42 al ‘46; egli si fece costruire un laboratorio nel deserto di Los Alamos, nel Nuovo Messic