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Napoleon, la recensione

È stata un'impresa difficile per il maestro Ridley Scott trattare di una personalità storica così significativa e contraddittoria come l'imperatore e comandante francese Napoleone Bonaparte.

Ridley Scott è uno dei capisaldi internazionali della regia: tecnica visiva singolare, con una versatilità registica capace di passare dal genere fantascienza al genere storico come una pallina di tennistavolo. E anche chi di cinema non sa nulla, almeno una volta nella vita, avrà visto un film del maestro Scott, perché film come Il Gladiatore, Blade Runner, Thelma & Louise, The Martian hanno raggiunto lo status di culto.

Napoleon (2023) è un biopic tanto spettacolare quanto imperfetto e racconta di un arco temporale di trent'anni del milite francese; Scott apre con l'assedio di Tolone nel 1793 e chiude con l'esilio sull'Isola di Sant'Elena.

Allo spettatore va detto che è un film, ossia una trasposizione "artefatta" di eventi storicamente accaduti. Un regista non è uno storico e anche lui (come i poeti) si serve di licenze, vuoi per esigenze di set, vuoi per questioni drammaturgiche; perché chi guarda non sta seguendo una lezione di storia, si sta intrattenendo.

Napoleon ha subito notevoli tagli per motivi di produzione (si parla già di una versione di quattro ore per la piattaforma AppleTv), il film in sala ha una durata di due ore e mezza. Scott non ha fatto vedere le spoliazioni napoleoniche, per esempio, la fase della restaurazione della schiavitù nelle colonie, il mutamento delle province con l'accentramento burocratico e l'istituzione dei prefetti. Scott ha dato spazio ad una visione tranchant dell'uomo privato e dell'uomo d'azione quale Napoleone è stato. Dunque, si è incentrato molto sulle scene di massa e sulle battaglie: che dire...superlative, a tratti ipnotiche, perfette come la sequenza riguardante la Campagna di Russia del 1812.

Napoleone Bonaparte è interpretato da Joaquin Phoenix, che lo fa in un modo davvero personalissimo, riducendolo a figura quasi bislacca, almeno nel contesto privato, equilibrandolo con un carattere impetuoso in battaglia. E poi Vanessa Kirby nei panni di Giuseppina. Entrambi gli attori sono bravi a canalizzare pregi e difetti caratteriali dei personaggi storici e il loro rapporto conflittuale, facendone uscire una forte componente moderna.

Il film potrà piacere o non piacere in base alla percezione dello spettatore. Ineccepibile tecnicamente come spettacolo epico: scene di spazi aperti e sequenze vagamente malikiane, battaglie con dettagli brutali inclusi (cavalli e soldati spappolati). Il messaggio di Scott è chiaro, è un messaggio anti-bellico, mostrare l'orrore delle guerre di un tempo, quanto fossero spietate le campagne militari di Napoleone e quanto l'egotismo di un uomo solo al comando possa accecarlo, facendogli perdere il senso dell'umano.


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